sabato 5 agosto 2023

I COSTI DEI POLITICI (E LA POLITICA?)

 Piero Fassino, storico dirigente PD (é stato anche segretario? Penso di sí, forse dei DS e non del PD) ha sbroccato in Parlamento sventolando la busta paga e dichiarando che uno stipendio di 4.700 euro mensili non è uno stipendio d’oro. A parte la follia dell’assunto, hanno subito tutti rilevato che si è dimenticato di riferire la diaria di circa 3.600 euro mensili che si aggiunge allo stipendio più vari e consistenti benefit (dai trasporti gratuiti alle buvette e barbieri e parrucchieri a prezzi stracciati ecc).

Ma altro si è dimenticato e lo vorrei qui puntigliosamente richiamare: ferie fuori misura e settimana supercorta di lavoro (tre giorni). Metto qui un bell’articolo di Sebastiano Messina

VACANZE POCO ONOREVOLI
di Sebastiano Messina

Non c’è nessun cartello sui solenni portoni di Montecitorio e di Palazzo Madama, ma da ieri il Parlamento è chiuso per ferie. Che siano vacanze meritate è opinabile, ma di sicuro saranno lunghe:quasi cinque settimane. «I lavori in Aula riprendono martedì 5 settembre alle ore 15» annuncia il sito della Camera, dalla quale ieri sono spariti gli onorevoli, che alle 15:45 in punto hanno afferrato i loro trolley e sono sciamati fuori dal Palazzo con destinazione Fiumicino o Termini.
In realtà il calendario di Montecitorio prevedeva altre sedute nella prossima settimana, ma quando i deputati sono venuti a sapere che i senatori sarebbero andati in vacanza prima di loro - l’altrieri, giovedí - in nome del bicameralismo perfetto hanno chiesto e ottenuto di anticipare la Grande Fuga, accelerando il calendario dei lavori.
Così nelle ultime 48 ore alla Camera era tutto un susseguirsi di votazioni a tambur battente, di dichiarazioni rapide e di richiami al rispetto dei tempi sotto la frusta vellutata del vicepresidente forzista Giorgio Mulè. Il quale non negava la parola a nessuno, ma appena qualcuno partiva per la tangente lo fermava con il suo sarcasmo siculo. Come ha fatto quando il pentastellato Riccardo Riccardi, che è un uomo di teatro, partendo dall’obbligo della cravatta ha cominciato un lungo cappello chiamando in causa «una ministra che mente» (Santanchè) e «un ministro che insulta un prete antimafia» (Salvini). Mulè lo ha interrotto: «Onorevole, il suo cappello non può diventare un sombrero».
E dunque tutti guardavano l’orologio, mentre ascoltavano il viceministro Leo che parlava della delega fiscale. Si sentiva il profumo irresistibile di quella che il piddino Luciano D’Alfonso ha chiamato «l’estività», sfidando la frusta di Mulè: «Non voglio disturbare il velocismo di questa seduta…». «È efficienza, non velocismo. Efficienza!», gli ha risposto l’altro.
Purtroppo Ferragosto capita una sola volta l’anno, e dunque non possiamo aspettarci una simile prova di efficienza negli altri undici mesi - anzi dieci, visto che uno è quello delle vacanze. Con l’eccezione di Natale, si capisce, quando partirà un altro conto alla rovescia verso il panettone e lo spumante. Tra l’una e l’altra scadenza, la fretta svanisce e i tempi si dilatano, sempre all’interno dell’orario di lavoro degli onorevoli, dal martedì mattina al giovedì pomeriggio,
Certo, potevano restare a Roma una settimana in più. E magari votare adesso, senza rimandarle a settembre, le leggi e le riforme che sono rimaste nel cassetto. Ma tutti ricordano l’estate del 2022, quando il Presidente del Consiglio Mario Monti - dopo che un suo sottosegretario aveva proposto agli italiani di rinunciare a una settimana di ferie per far salire il Pil - osò suggerire che i parlamentari dessero l’esempio lavorando qualche giorno in più ad agosto. Allora mancó poco che nel palazzo scoppiasse una rivolta, e da quel momento nessun governo ci ha riprovato. Anzi, il calendario delle vacanze si é allungato fino ai 40 giorni del 2017, e neanche il presidente grillino Roberto Fico riuscì a frenare l’estivitá degli onorevoli, chiudendo la Camera per 38 giorni.
Ma non tutte le estati sono uguali. E pensando agli italiani che non potranno permettersi neanche una settimana a Coccia di Morto, forse un segno di austeritá i parlamentari avrebbero potuto darlo. E farsi perdonare con una settimana in più di efficienza il passo falso di aver chiuso una stagione mettendo all’ordine del giorno, invece del salario minimo, l’aumento dei loro stipendi” (Repubblica, 5 agosto 2023)

Il tema mi ha sempre poco interessato, credo che gli stipendi dei parlamentari (ma, peggio, quelli dei Consiglieri regionali siciliani) siano un tema molto secondario rispetto all’efficienza, alla trasparenza, alla valorizzazione delle istituzioni democratiche. 

Ho però un piccolo aneddoto: ho votato a favore per la riduzione del numero dei parlamentari nonostante i tragici ammonimenti di chi pontificava sulla diminuzione della rappresentatività (se ne parla ancora ? Assolutamente no, ma si nota una fame accresciuta per tutte le poltrone collaterali in lizza). L’altro giorno, alle 13:30, mentre apparecchiavo e aspettavo il Tg della 7, ho sentito un pezzettino di L’aria che tira (estate) con un conduttore che non conosco che discettava con un professore che non conosco sulla difficoltà di funzionamento che affligge il Parlamento ora che il numero dei Deputati e dei Senatori è stato ridotto. Cavolo, ho pensato, non me ne ero accorta. Poi ho letto l’articolo di Messina: così in difficoltà che si sono aumentati i giorni (già parecchi) di ferie… pensa un po’….

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