mercoledì 30 agosto 2023

GIAMBRUNO, FERRAGNI, ELLEKAPPA, BIANI, SPINOZA.IT, ROBERTO

 Nella sua trasmissione, il “fidanzato” (non oso definirlo “compagno”, non credo sarebbe idoneo, data l’area politica) di Giorgia Meloni ha dichiarato (riporto il discorso sbobinato, per evitare fraintendimenti)

Andrea Giambruno: «Uno magari dice a sua figlia: “Guarda, non salire in macchina con uno sconosciuto. Perché è verissimo che tu non debba essere violentata perché è una cosa abominevole. Però se eviti di salire in macchina con uno sconosciuto, magari non incorri in quel pericolo”. […] Forse dovremmo smetterla di far passare questo messaggio ed essere un po’ più protettivi, nel lessico e nel linguaggio. Certo che se tu vai a ballare hai tutto il diritto di ubriacarti. Certamente, questo è assodato. Non ci deve essere nessun tipo di fraintendimento o di inciampo. Però se eviti di ubriacarti o perdere i sensi magari eviti anche di incorrere in determinate problematiche e poi rischi che il lupo lo trovi».

Tra le tante polemiche che questo bell’intervento di cui si sentiva il bisogno ha provocato, mi sembra che una delle repliche più efficaci sia venuta da Chiara Ferragni:

Ci tengo a ricordare ad Andrea Giambruno e ad altri colleghi giornalisti che non abbiamo problemi con i lupi; e neppure con i giganti buoni, mostri, cani e bestie varie. Il nostro problema sono gli uomini, come loro”. 

Fulminante come sempre Ellekappa


Meno divertente, ma come sempre profondo, Mauro Biani


Divertente Spinoza.it

Il compagno della Meloni: "Se eviti di ubriacarti, non ti stuprano". Ora Lollobrigida deve segnare da tre per tornare in vantaggio.

Ma come sempre il miglior commento lapidario viene da Roberto che commenta nella nostra cucina la notizia appena data dal TG: “Questi piccoli uomini mai veramente cresciuti!” (Con vaffa finale)

venerdì 11 agosto 2023

CONSIGLI (NON RICHIESTI, SICURAMENTE INASCOLTATI, MA GRATUITI) DI STILE A MARCELLO DE ANGELIS

 Pare che Marcelo De Angelis, portavoce della Regione Lazio e uomo di fiducia del Presidente Rocca, sia un intellettuale apprezzato. Dico pare perché non lo conosco, ma mi fido. Da quel che si vede dalle foto sembra anche un bell’uomo.Si sa che ha avuto un passato mai rinnegato da estremista nero, che ha fatto qualche mese di galera ed è poi stato all’estero, che suo fratello é morto “in circostanze oscure” in galera e che sua sorella ha sposato Ciavardini, condannato con sentenza definitiva per la strage di Bologna. Si sa che apparteneva agli estremisti di Terza Posizione che non vedevano di buon occhio gli estremisti sempre neri dei NAR di Mambro e Fioravanti (ci sono verbali di un interrogatorio di De Angelis stesso del tempo che li definiva “fuori di testa” e “capaci di tutto” e che addirittura li accusava di avere tentato di farlo fuori).

Questo signore, come fa ogni due Agosto ha postato la sua affettuosa dedica alla ricorrenza 

Il 2 agosto è un giorno molto difficile per chiunque conosca la verità e ami la giustizia, che ogni anno vengono conculcate persino dalle massime autorità dello Stato (e mi assumo fieramente la responsabilità di quanto ho scritto e sono pronto ad affrontarne le conseguenze).

La differenza tra una persona d’onore e uno che non vale niente è il rifiuto di aderire a versioni di comodo quando invece si conosce la verità. E accettare la bugia perché così si può vivere più comodi.

Intendo proclamare al mondo che Cristo NON è morto di freddo e nessuno potrà mai costringermi a accettare il contrario.

Così come so per certo che con la strage di Bologna non c’entrano nulla Fioravanti, Mambro e Ciavardini.

Non è un’opinione: io lo so con assoluta certezza. E in realtà lo sanno tutti: giornalisti, magistrati e “cariche istituzionali”.

E se io dico la verità, loro - ahimè - mentono.

Ma come i martiri cristiani io non accetterò mai di rinnegare la verità per salvarmi dai leoni.

Posso dimostrare a chiunque abbia un’intelligenza media e un minimo di onestà intellettuale che Fioravanti, Mambro e Ciavardini non c’entrano nulla con la strage. Dire chi è responsabile non spetta a me, anche se ritengo di avere le idee chiarissime in merito nonché su chi, da più di 40 anni, sia responsabile dei depistaggi. 

Mi limito a dire che chi, ogni anno e con toni da crociata, grida al sacrilegio se qualcuno chiede approfondimenti sulla questione ha SICURAMENTE qualcosa da nascondere.

A me, con questo ignobile castello di menzogne, hanno tolto la serenità, gli affetti e una parte fondamentale della vita.

Non riusciranno a farmi rinunciare a proclamare la verità. Costi quel che costi…

Come GioNa tra i flutti non tremo…

Vieni a prendermi balena, non ti temo

E scusate se ve lo dico - col massimo del rispetto e dell’amicizia - a questo post non basta mettere un “mi piace”, dovete rilanciarlo e condividerlo… altrimenti hanno vinto loro, gli apostoli della menzogna…


Ora, primo consiglio di stile, e mi voglio concentrare solo sullo stile di scrittura di questo fenomeno inellettuale (i contenuti sono peggio…): Cristo, i martiri cristiani, Giona, la balena….beh, anche meno, forse. Ma imperterrito il nostro rincara

Come ogni libero cittadino di questa Nazione, ho esercitato il diritto di esprimere la mia opinione su un evento solstiziale della nostra storia, fondata su decenni di inchiesta svolta come giornalista e parlamentare. E certo, non lo nego, animato dalla passione di chi ha avuto un fratello morto, vittima di uno degli accertati depistaggi orditi per impedire l’accertamento della verità, con l’utilizzo della falsa testimonianza del massacratore del Circeo Angelo Izzo. E quindi con il diritto personale e familiare di chiedere di approfondire ogni analisi finché non sia dissipato qualunque dubbio. Ho detto quello che penso senza timore delle conseguenze. Se dovrò pagare per questo e andare sul rogo come Giordano Bruno per aver violato il dogma, ne sono orgoglioso.

Quindi anche Giordano Bruno, il rogo ecc. e qui forse si profila un caso di mania di grandezza e di inesistente persecuzione al limite del patologico - a me sembra che il rischio massimo che sia in gioco sia di prendersi qualche vaffa, con educazione. Però ecco sorgere il tratto italiano più caratteristico, il “tengo famiglia”. Minacciato neanche troppo velatamente dai suoi stessi sodali, il nostro é costretto obtorto collo alle scuse (ma come, e il rogo? E il martirio?) per tenersi stretto il ben remunerato lavoro (d’altra parte, a spargere merda con un frullatore non puoi pensare che a un certo punto non ti torni indietro, magari ricompattata)

Negli ultimi giorni ho espresso delle riflessioni personali sul mio profilo social, che sono invece diventate oggetto di una polemica che ha coinvolto tutti.

Intendo scusarmi con quelli - e sono tanti, a partire dalle persone a me più vicine - a cui ho provocato disagi, trascinandoli in una situazione che ha assunto dimensioni per me inimmaginabili.

Ho altresì il dovere di fare chiarezza su affermazioni che possono essere fraintese per l’enfasi di un testo non ponderato, ma scritto di getto sulla spinta di una sofferenza interiore che non passa ed è stata rinfocolata in questi mesi.

I colleghi giornalisti che quotidianamente e pubblicamente mi definiscono un ex-terrorista - pur nella consapevolezza del fatto che non sono mai stato condannato per nessun atto criminale o gesto di violenza - infangano il mio onore e mi negano la dignità di una intera vita. Perché un terrorista è una persona schifosa e vile.

Ho servito e rappresentato le istituzioni democratiche per anni e ne ho il massimo rispetto, così come per tutte le cariche dello Stato, che da parlamentare ho contributo ad eleggere e che oggi sostengo come cittadino elettore.

Fra queste e prima di tutte, la Presidenza della nostra repubblica. 

In merito alla più che quarantennale ricerca della verità sulla strage di Bologna, l’unica mia certezza è il dubbio.

Dubbio alimentato negli anni dagli interventi autorevoli di alte cariche dello Stato come Francesco Cossiga e magistrati come il giudice Priore e da decine di giornalisti, avvocati e personalità di tutto rispetto che hanno persino animato comitati come “E se fossero innocenti”.

Purtroppo sono intervenuto su una vicenda che mi ha colpito personalmente, attraverso il tentativo, fallito, di indicare mio fratello, già morto, come esecutore della strage. Questo episodio mi ha certamente portato ad assumere un atteggiamento guardingo nei confronti del modo in cui sono state condotte le indagini.

Esprimo quindi dubbi, così come molti hanno espresso dubbi sulla sentenza definitiva contro Adriano Sofri senza per questo essere considerati dei depistatori o delle persone che volessero mancare di rispetto ai familiari del commissario Calabresi.

Per tutte le vittime della folle stagione dei cosiddetti anni di piombo e dei loro familiari ho il massimo rispetto, vieppiù per chi sia finito sacrificato innocentemente in eventi mostruosi come le stragi che hanno violentato il nostro popolo e insanguinato la nostra Patria massacrando indiscriminatamente. 

Nel ribadire il mio rispetto per la Magistratura, composta da uomini e donne coraggiosi che si sono immolati per difendere lo Stato e i suoi cittadini, ritengo che tutti abbiano diritto ad una verità più completa possibile su molte vicende ancora non del tutto svelate.

Ho appreso che l’attuale governo, completando un percorso avviato dai governi precedenti, ha desecretato gli atti riguardanti il tragico periodo nel quale si colloca la strage del 2 agosto 1980: mi auguro che l’attento esame dei documenti oggi a disposizione permetta di confermare, completare e arricchire le sentenze già emesse o anche fare luce su aspetti che, a detta di tutti, restano ancora oscuri.

Ribadisco le mie profonde scuse nei confronti di chi io possa aver anche solo turbato esprimendo le mie opinioni. Anche se rimane un mio diritto, prima di scrivere e parlare bisogna riflettere sulle conseguenze che il proprio agire può avere sugli altri.

Viviamo per fortuna in una società civile in cui il rispetto degli altri deve essere tenuto in conto almeno quanto la rivendicazione dei propri diritti.

Quanto “rispetto” per tutti, però dopo averli smentiti e sputtanati, non é fantastico? 

E veniamo al gratuito, non richiesto e sicuramente inascoltato consiglio di stile. Se come dici il tuo post era dettato dal tuo vissuto e dai moti dei tuoi affetti, doveva essere più o meno scritto cosi (anche più breve, avrebbe consumato meno del nostro tempo).

Come ogni due agosto rivivo l’orrore di una strage ingiustificata e ingiustificabile e spero che la verità giudiziaria cosí laboriosamente cercata per tanti anni non sia la verità totale, ma solo parziale. Conosco Mambro, Fioravanti e Ciavardini e non posso pensare che siano colpevoli. Anche se ribadisco che le sentenze vanno rispettate. La storia e il tempo saranno ulteriori, inappellabili giudici.

Questo é un post personale, caro Marcello, quello (quelli) che hai scritto sono post politici (la politica ridotta ahimè a merda e manganello) e non personali. E pure brutti, scritti male, trombonici e vanamente altisonanti. A prescindere dal contenuto.

PS trovo così sconcertante da sconfinare nel comico la “sorpresa” e il “rimanerci male” di Meloni,Rocca, Gasparri e co. De Angelis ha sempre scritto le stesse cose e voi lo avete nominato ad una carica istituzionale, come si fa ad esserne “sorpresi”? Le scriveva anche da Senatore e anche quella era una carica molto istituzionale, mi sembra. L’unica differenza é che non eravate al Governo?

PS. Oggi 30 agosto c’é sui giornali la notizia che De Angelis (nel frattempo sono uscite altre “chicche” a delineare il personaggio, addirittura una band di fascio-rock dalle urla antisemite) si é dimesso, dopo aver cercato con tutte le sue forze di buttare acqua sul fuoco (o il “rogo”?) che lui stesso ha acceso.


sabato 5 agosto 2023

I COSTI DEI POLITICI (E LA POLITICA?)

 Piero Fassino, storico dirigente PD (é stato anche segretario? Penso di sí, forse dei DS e non del PD) ha sbroccato in Parlamento sventolando la busta paga e dichiarando che uno stipendio di 4.700 euro mensili non è uno stipendio d’oro. A parte la follia dell’assunto, hanno subito tutti rilevato che si è dimenticato di riferire la diaria di circa 3.600 euro mensili che si aggiunge allo stipendio più vari e consistenti benefit (dai trasporti gratuiti alle buvette e barbieri e parrucchieri a prezzi stracciati ecc).

Ma altro si è dimenticato e lo vorrei qui puntigliosamente richiamare: ferie fuori misura e settimana supercorta di lavoro (tre giorni). Metto qui un bell’articolo di Sebastiano Messina

VACANZE POCO ONOREVOLI
di Sebastiano Messina

Non c’è nessun cartello sui solenni portoni di Montecitorio e di Palazzo Madama, ma da ieri il Parlamento è chiuso per ferie. Che siano vacanze meritate è opinabile, ma di sicuro saranno lunghe:quasi cinque settimane. «I lavori in Aula riprendono martedì 5 settembre alle ore 15» annuncia il sito della Camera, dalla quale ieri sono spariti gli onorevoli, che alle 15:45 in punto hanno afferrato i loro trolley e sono sciamati fuori dal Palazzo con destinazione Fiumicino o Termini.
In realtà il calendario di Montecitorio prevedeva altre sedute nella prossima settimana, ma quando i deputati sono venuti a sapere che i senatori sarebbero andati in vacanza prima di loro - l’altrieri, giovedí - in nome del bicameralismo perfetto hanno chiesto e ottenuto di anticipare la Grande Fuga, accelerando il calendario dei lavori.
Così nelle ultime 48 ore alla Camera era tutto un susseguirsi di votazioni a tambur battente, di dichiarazioni rapide e di richiami al rispetto dei tempi sotto la frusta vellutata del vicepresidente forzista Giorgio Mulè. Il quale non negava la parola a nessuno, ma appena qualcuno partiva per la tangente lo fermava con il suo sarcasmo siculo. Come ha fatto quando il pentastellato Riccardo Riccardi, che è un uomo di teatro, partendo dall’obbligo della cravatta ha cominciato un lungo cappello chiamando in causa «una ministra che mente» (Santanchè) e «un ministro che insulta un prete antimafia» (Salvini). Mulè lo ha interrotto: «Onorevole, il suo cappello non può diventare un sombrero».
E dunque tutti guardavano l’orologio, mentre ascoltavano il viceministro Leo che parlava della delega fiscale. Si sentiva il profumo irresistibile di quella che il piddino Luciano D’Alfonso ha chiamato «l’estività», sfidando la frusta di Mulè: «Non voglio disturbare il velocismo di questa seduta…». «È efficienza, non velocismo. Efficienza!», gli ha risposto l’altro.
Purtroppo Ferragosto capita una sola volta l’anno, e dunque non possiamo aspettarci una simile prova di efficienza negli altri undici mesi - anzi dieci, visto che uno è quello delle vacanze. Con l’eccezione di Natale, si capisce, quando partirà un altro conto alla rovescia verso il panettone e lo spumante. Tra l’una e l’altra scadenza, la fretta svanisce e i tempi si dilatano, sempre all’interno dell’orario di lavoro degli onorevoli, dal martedì mattina al giovedì pomeriggio,
Certo, potevano restare a Roma una settimana in più. E magari votare adesso, senza rimandarle a settembre, le leggi e le riforme che sono rimaste nel cassetto. Ma tutti ricordano l’estate del 2022, quando il Presidente del Consiglio Mario Monti - dopo che un suo sottosegretario aveva proposto agli italiani di rinunciare a una settimana di ferie per far salire il Pil - osò suggerire che i parlamentari dessero l’esempio lavorando qualche giorno in più ad agosto. Allora mancó poco che nel palazzo scoppiasse una rivolta, e da quel momento nessun governo ci ha riprovato. Anzi, il calendario delle vacanze si é allungato fino ai 40 giorni del 2017, e neanche il presidente grillino Roberto Fico riuscì a frenare l’estivitá degli onorevoli, chiudendo la Camera per 38 giorni.
Ma non tutte le estati sono uguali. E pensando agli italiani che non potranno permettersi neanche una settimana a Coccia di Morto, forse un segno di austeritá i parlamentari avrebbero potuto darlo. E farsi perdonare con una settimana in più di efficienza il passo falso di aver chiuso una stagione mettendo all’ordine del giorno, invece del salario minimo, l’aumento dei loro stipendi” (Repubblica, 5 agosto 2023)

Il tema mi ha sempre poco interessato, credo che gli stipendi dei parlamentari (ma, peggio, quelli dei Consiglieri regionali siciliani) siano un tema molto secondario rispetto all’efficienza, alla trasparenza, alla valorizzazione delle istituzioni democratiche. 

Ho però un piccolo aneddoto: ho votato a favore per la riduzione del numero dei parlamentari nonostante i tragici ammonimenti di chi pontificava sulla diminuzione della rappresentatività (se ne parla ancora ? Assolutamente no, ma si nota una fame accresciuta per tutte le poltrone collaterali in lizza). L’altro giorno, alle 13:30, mentre apparecchiavo e aspettavo il Tg della 7, ho sentito un pezzettino di L’aria che tira (estate) con un conduttore che non conosco che discettava con un professore che non conosco sulla difficoltà di funzionamento che affligge il Parlamento ora che il numero dei Deputati e dei Senatori è stato ridotto. Cavolo, ho pensato, non me ne ero accorta. Poi ho letto l’articolo di Messina: così in difficoltà che si sono aumentati i giorni (già parecchi) di ferie… pensa un po’….

venerdì 4 agosto 2023

2 AGOSTO (E ME )

 Oggi per fortuna è il 3 agosto e mi sono allontanata dall’inquieto sentimento che mi agita ogni 2 agosto (da 43 anni!). Ci ho pensato a lungo, per tanti anni, ho cambiato spesso idea, ma sono giunta alla conclusione (momentanea? Chissà…) di chiamarlo “buco nel cuore”. Mi sembra la dicitura giusta perchè “buco” dà l’idea di un dolore in cui si cade senza mai uscirne, di una mancanza, di uno strappo. Il mio buco nel cuore si riapre ogni due agosto.

C’è da spiegare? Sì, c’è - e parlandone chiudere a poco a poco il buco fino all’anno prossimo, fino al prossimo due agosto.

Il 2 agosto 1990 avevo compiuto 22 anni da pochi giorni e studiavo Scienze Politiche a Bologna. Facevo la pendolare da Parma pressochè ogni giorno durante l’anno accademico e poi per dare gli esami, per vedere amici… amavo Bologna, era la città che aveva accolto i miei vent’anni e la mia appassionata voglia di imparare, di sapere, di conoscere. Amavo Bologna (la amo tuttora) e frequentavo ogni giorno la Stazione di Bologna.  Quel giorno specifico però non ero a Bologna bensì di ritorno da una vacanza in Jugoslavia (ancora adesso mi scappa detto Jugoslavia e subisco la giusta ilarità dei miei figli per i quali il termine è inesistente) a zonzo in tenda canadese per un paio di settimane con Roberto e altri tre fidatissimi e affiatatissimi amici, la mitica R4 bianca e la 127. Eravamo giovani, felici, abbronzati, con gli occhi e il cuore pieni delle meraviglie che il mondo cominciava a mostrarci. Verso metà giornata siamo arrivati a Trieste, con il programma di visitarla e poi ripartire a sera inoltrata verso casa. 

Abbiamo subito percepito un’atmosfera strana nell’aria,  le persone erano poche e tese, nonostante la magnificenza del luogo, ma non c’erano ancora gli smartphone, non c’era Internet, e abbiamo capito solo quando siamo andati a mangiare al ristorante: la gente era assembrata intorno al televisore che mostrava continuamente quello che era successo, bomba, morti, scempio. Non ci siamo sottratti all’onda di orrore che ci veniva sbattuta addosso, con tutti quelli intorno a noi accomunati dagli stessi pensieri, dalle stesse sensazioni. E siamo andati avanti a vivere.

Il ricordo piuttosto limpido che ho sono le lacrime del Presidente Pertini, grande uomo - le ho trovate consolatorie, perché indicavano un dolore condiviso, un peso portato da molte spalle.

Il buco si è aperto a poco a poco, nei giorni seguenti, nei mesi seguenti, negli anni seguenti, con tutto il suo corollario di indignazione e sgomento man mano che se ne scoprivano continuamente aspetti di ulteriore orrore, con una verità che arrancava, che si faceva largo con immane fatica, tuttora posta in dubbio da quelli che da anni buttano fumo e merda nel frullatore mediatico. Il mio piccolo buco nel mio piccolo cuore, però, è racchiuso in due cose. La prima è la violazione, lo scempio di un mio luogo amato, intimo, personale e come tale indimenticabile e imperdonabile. Uno scempio che nessuna giustizia potrá mai riparare. Fa ancora più male quest’anno, dal momento che i nipotini degli assassini senza pietà sono al governo e la gente li ha votati, con leggerezza, senza memoria. E quello che fa ancora più male è che gli assassini hanno avuto figli e nipoti e le 85 vittime non hanno potuto - nessuna giustizia potrà mai riparare questo semplice fatto. E tutto questo sangue, tutto questo dolore, non sono stati utili nemmeno ad evitare il ritorno del fascismo.

La seconda cosa è un pensiero semplice, limpido. AVREI POTUTO ESSERE IO una delle vittime, io che c’ero spesso, su e giù dai treni. E la mia vita sarebbe stata spezzata, non avrei conosciuto molte delle cose per cui vale la pena vivere, l’amore, l’amicizia, l’avventura, la sensazione incomparabile di tenere nella tua mano salda la manina di un bimbo e camminare insieme sicuri con lui o lei (ho avuto la fortuna sia di un lui che di una lei) - andare avanti, nelle molte direzioni in cui mi ha portato, ci ha portato, la vita. Non sono mai riuscita ad accantonare questo pensiero, men che mai ora, quarantatre anni di vita vissuta dopo. Nessuna giustizia e nessuna riparazione, nemmeno per questo.

Negli anni, sono tornata spesso a Bologna e in stazione e appena potevo andavo dallo squarcio che é stato mantenuto, facendomi ogni volta un punto d’onore di leggere i nomi di tutte le vittime. Ho letto anche le loro storie e per anni sono stata indecisa se identificarmi con Catherine Miller, inglese in vacanza in Italia, o con Rita Verde, che lavorava al ristorante della Stazione, entrambe mie coetanee. Alla fine però ho deciso di identificarmi con Iwao, un ragazzo giapponese felice di essere in Italia con una borsa di studio per scoprire l’arte italiana. Perché lui, maschio di vent’anni? Perché al momento dello scoppio della bomba stava scrivendo il suo diario, aggiornandolo con il suo entusiamo di essere in partenza per Venezia. Mi piace (forse stupidamente) pensare di avere vissuto anche un po’ per lui.


Siamo arrivati a Parma il 3 agosto 1980 alle quattro del mattino e, non domi, abbiamo deciso di andare a vedere il sorgere dell’alba a Torrechiara, nelle prime colline parmensi, dove c’è un bellissimo castello. Lì, un occhio innamorato mi ha scattato questa foto (mi scuso per la qualità, ma insomma é la foto di una foto di quarantatre anni…)


Cosa stavo pensando? Non so, forse solo a quella magnifica alba che stava sorgendo e a tutta la vita che avevo davanti…