Mi ritrovo sempre più spesso a filosofeggiare e moralisteggiare, in quell’atteggiamento un po’ trombonico che ho sempre odiato nei vecchi, senza raggiungere quel certo grado di ironia e leggerezza che non solo rende più credibile, ma anche e soprattutto più sopportabile la vita. Tant’è, ulteriore prova che sono diventata vecchia.
Come ogni sera, in mezzo ai desolanti commenti e alle terribili analisi dei fatti correnti, ho sentito (c’era In Onda su la7) parlare ancora del caso del figlio (Apache! Uno può passare la vita a fare cazzate solo per vendicarsi di un nome così…) di La Russa che avrebbe stuprato una ragazza in stato di incoscienza da droghe e forse altra robaccia assunta e/o somministrata - e anche un amico ne avrebbe approfittato. La vicenda è da giorni discussa e sviscerata da molti punti di vista, ma non ho ancora sentito enunciare il punto di vista che fin dall’inizio mi ha più turbato. Penso all’idea di sessualità che sta alla base di questa vicenda e che prescinde dalle dinamiche del consenso o meno (certo centrali, ASSOLUTAMENTE CENTRALI, ma vorrei sviluppare qui un altro ragionamento, più.. di costume o culturale, diciamo). Che idea di sesso hanno questi ragazzi tra l’altro ventenni, con “ancora tutto intero” davanti (Francesco Guccini)? Un sesso meccanico, solitario, senza relazione, partecipazione, interscambio, dialogo. L’essenza del sesso, cioè la relazione, manca. Come è possibile, come è pensabile che questo tipo di sesso valga la pena di uno stupro? Se devi fare da solo allora fallo davvero da solo, senza un corpo inerte davanti - che differenza fa? E nessuno mi dica gli ormoni e altre cazzate di questo tipo: come fa ad eccitarti un corpo inerte? E se ti ecciti con un corpo inerte dimmelo e ti compro su Amazon una bella bambola gonfiabile così ti chiudi in cameretta col tuo piccolo e patetico cazzo e fai quel che vuoi - stesso risultato, meno danni e complicazioni.
Ragazzi emotivamente mutilati - chissà quali altre mutilazioni di sentimenti ed emozioni nascondono sotto quella faccia di ragazzi di mondo. (Ridicoli senza comicità e divertimento, tragici senza pathos, ma con crudeltà) poveretti! Esattamente il contrario dell’immagine glamour e da macho che vogliono proiettare (ma sono sufficientemente sicura che orde di ignoranti pecoroni così li percepiscono, spero nella loro vigliaccheria per scongiurare l’imitazione). Speriamo che li castighino, ma hanno dentro di sè già un importante, quotidiano castigo.
(PS. Magari la vita mi avesse consentito di essere ingenua. Non sono così ingenua da non avere considerato che almeno parte dell’eccitazione potrebbe derivare dall’infliggere dolore, umiliazione, violenza. Ma qui si sconfina dalla mutilazione emotiva alla devianza e alla patologia, che dev’essere al tempo stesso punita, contenuta e curata. E non ho voglia di pensarci, è l’ultima, tragica e sconfitta spiaggia.)