Qualcuno doveva spiegare al PD che il sacrosanto sostegno ad un fine vita dignitoso non significa usufruire del suicidio senza averne bisogno. Eppure è quello che ha fatto il PD. Ha deciso per la sedazione profonda quando ha lasciato che il voto nettissimo dei suoi iscritti (maggioranza assoluta su quattro candidati, 20 punti di distacco), in teoria coloro che ne capiscono o cercano di capire e impegnarsi di più in politica e che sempre in teoria vogliono “più bene” al PD, venisse ribaltato da un voto basato sulle apparenze, gli slogan, le parole d’ordine.
Così il partito della sinistra riformista è stato consegnato ad una giovane donna che parla molto, con apparente passione, spesso in apnea, ripetendo spesso slogan ormai codificati di una certa parte della sinistra -slogan con il loro valore, che però deve essere connesso alle condizioni di fattibilità ed è sulle condizioni di fattibilità che svolge il suo ruolo il segretario di partito.
Elly Schlein non si è mai occupata di condizioni di fattibilità - mi faceva un po’ ridere quando per tutta la campagna ha continuato a citare la sua “esperienza di amministratore regionale” (due anni, durante i quali non ha fatto nulla che risulti agli atti della Regione Emilia-Romagna, ma ha parlato molto, costruendo il suo balzo verso Roma) senza citare quella da parlamentare europea dove si è fatta eleggere con i voti del PD da cui è uscita un anno dopo (ma senza dimettersi da europarlamentare, è ovvio!).
A Elly Schlein del PD non è mai importato niente, tanto è vero che si è appena iscritta. Anzi, direi che nel suo “movimentismo” trapela chiaramente l’insofferenza per un partito di massa. Sarà capace di trasformare il PD in un “movimento” (qualsiasi cosa voglia dire, non è mai stata chiarissima sul tema, è stato più finora un “m’ama non m’ama” con petali da togliere che un puzzle con una ratio di composizione, per quanto difficile) ? Io non credo, e il motivo saranno le considerazioni del paragrafo seguente.
Elly Schlein non ha classe dirigente da mettere in campo. A differenza di Bonaccini, dotato di un robusto (e non sempre affidabile) seguito di ammistratori locali, la Schlein (poveretta) si ritroverà con i vari Franceschini, Orlando, Boccia, Provenzano, per tacere di Bersani (!) e D’Alema (!!!). Non potrà farne a meno, non solo l’hanno sostenuta, ma lei non ha con chi sostituirli. Anche qui mi fa sorridere la motivazione che molti (anche alcuni cari amici) hanno addotto per il voto alla Schlein, cioè il “cambiamento”, spalmato come una bella vernice sulla candidata giovane, donna, e come lei stessa ha detto “rivoluzionaria”. Vedremo che cambiamento sarà, probabilmente appunto una riverniciatura (speriamo si ricordino di spalmare l’antiossidante), qualche bel nome fresco tirato fuori, mentre le fila rimangono tirate dai potentati soliti.
Elly Schlein non ha programma. Chi come me (atto irrazionale e minoritario, sono d’accordo) si è messa lí a leggere i quattro “programmi” congressuali dovrebbe essersene accorto. Il programma della Schlein è una lunga lista della spesa, costruita anche con qualche sporadica buona idea, ma totalmente privo di ogni idea sul come mantenere e potenziare la ricchezza necessaria a finanziare il programma stesso. Citare sempre la difesa dei diritti dei lavoratori (sacrosanta) e mai la difesa della concorrenzialità del sistema di impresa (ho quasi avuto un deja vù dei “padroni”) è sufficiente per un partitino di sinistra, ma inadeguato per un grande partito di massa come ambisce ad essere il PD. Questa osservazione si collega a un altro slogan ampiamente usato nella campagna: la Schlein spinge il PD a “sinistra” in quell’equivoco (secondo me un equivoco) ampiamente praticato che identifica la sinistra con il movimentismo, la protesta, la richiesta e non con programmi ben strutturati e fattibili nel medio periodo per creare e redistribuire ricchezza. I temi dell’immigrazione e dell’assistenza/assistenzialismo (reddito di cittadinanza e affini) possono essere presi come cartina di tornasole sul cosa significa essere “di sinistra”. Chi come Biani (che adoro) oggi esulta perchè il PD è andato a sinistra secondo me sbaglia - e di grosso.
Con Elly Schlein il partito perde gli ultimi brandelli della sua parte “popolare”, quella delle feste dell’Unità, dei signori molto capaci che costruivano i gazebo e collegavano le luci, delle signore che tagliavano tortelli e parlavano di “politica”, della speranza di persone semplici in un progresso continuo, in azioni di “riconoscimento” della realtà. Elly Schlein non può purtroppo parlare a loro, un “loro” peraltro che sta scomparendo in mille rivoli di disagio e proletarizzazione.
Così si ritorna a me che assisto oggi a quello che mi sembra il suicidio perfetto del PD. Nel mio piccolo, sicuramente non rinnoverò la tessera: a cosa serve essere iscritti? Nessuno ti ascolta e non solo nel voto - ho per esempio avuto un momento di fugace ma intensa rabbia quando ho realizzato che nei pomposamente chiamati “congressi di Circolo” non veniva nemmeno fatto un verbale degli interventi. Al PD non interessa evidentemente quello che pensano gli iscritti.
Non rinnoverò la tessera e comincerò a guardare con maggiore attenzione a +Europa (ci sono movimenti interessanti al suo interno) anche se i partitini mi hanno sempre fatto venire l’orticaria. Probabilmente defluirò silenziosamente, a meno di non sbagliarmi di grosso sul futuro del PD. Credo che questo deflusso silenzioso (non credo a scissioni, non c’è disponibilità di Bonaccini a guidarla) riguarderà altri riformisti socialdemocratici (che parole pompose, che vogliono dire tutto e niente) verso i partiti vicini (M5S, Azione, +Europa). E si vedrà. Peccato.
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