La scienza è destinata alla sconfitta nel confronto con l’antiscienza. Stesso discorso potrebbe essere applicato credo alla ragione vs. “i dogmi a cui si vuole credere”
All'inizio dell'epidemia, avevamo scommesso sulla scomparsa di no-vax, free-vax, negazionisti vari e complottisti di quarto ordine. Era evidente come le uniche spuntate armi su cui potevamo contare erano la scienza, la tecnologia, la medicina , tutte quelle schiene curve su un microscopio, su un malato, sulle statistiche, sui libri.
e invece no, sembrano addirittura più agguerriti di prima, tra Bill Gates, microchip, 5G e virus mutanti, perchè ci nascondono la verità e non ce lo dicono, ma io che di mestiere faccio il conducente di autobus (o il giornalista, o la casalinga...) ho capito tutto. Che poi è un ossimoro: se nessuno lo dice, come mai c’è un gruppo su Facebook? L’ultima che ho sentito riguarda i no-mask, quelli che non mettono la mascherina perchè la mascherina fa venire il cancro, in quanto respiriamo la nostra anidride carbonica.
Mi chiedo, perchè? Come mai tanti/alcuni sono pronti a difendere a spada tratta teorie dementi delle quali non sanno nulla? Certo, l’ignoranza dilagante è un grosso fattore, ma non credo sia l’unico. Intanto, l’ignoranza deve essere collegata alla presunzione di sapere e poi a una consistente dose di rancore. Ho recentemente condiviso una citazione molto pertinente di Eco:
“Ci vuole sempre qualcuno da odiare per sentirsi giustificati nella propria miseria”
E c’è anche questa nota storiella, che non fa nemmeno tanto ridere. Un ingegnere, un fisico e un matematico fanno un viaggio in Irlanda. Sono in autobus quando, d'un tratto, su una collina scorgono una pecora nera.
“Eccellente, questo dimostra che in Irlanda ci sono pecore nere” esordisce l'ingegnere.
“Non allarghiamoci: questo dimostra che in Irlanda c'è almeno una pecora nera!” dice il fisico.
“Ehi ehi ehi! Non vorrei polemizzare con voi, ma non siete rigorosi. Questo dimostra che in Irlanda c'è almeno una pecora con un lato nero!” replica il matematico."
Ecco qual è il problema (o per lo meno una sua grossa parte).
La scienza non si esprime per dogmi o per verità assolute, ma cerca di avvicinarsi alla verità per approssimazioni successive, a piccoli passi, senza scoop.
Se uno scienziato dice che "non ci sono prove che il virus sparisca col caldo" non vuol dire che non lo farà, vuol dire - letteralmente - quello che c'è scritto: che non ci sono prove, poi magari domani ci sono. Oggi no.
Il ciarlatano invece ogni volta spara la bomba: la vitamina D protegge, anzi no è la C, il plasma cura tutti, il vaccino non serve, il virus è stato creato in laboratorio, anzi il virus è naturale ma scappato da un laboratorio, si trasmette con l'inquinamento, è colpa del 5G.
La Scienza ha le teorie, la pseudoscienza le verità. Capito il trucco? Il messaggio che non è passato è che la Scienza non è l'"eureka" di Archimede che ha l'intuizione geniale nella vasca da bagno e non è nemmeno la mela di Newton (peraltro leggendaria), ma un processo collettivo fatto di approssimazioni, correzioni ed errori.
La storia della Scienza è piena, stracolma, di errori e di supposizioni errate che corrette ed affinate ci hanno portato dalle caverne fino alla Luna (sì, ci siamo stati).
L'etere? Non esisteva. Il calorico? Inventato.
La meccanica classica: superata. La gravità di Newton? Imprecisa. Ci è voluto Einstein a correggerla e ha sbagliato pure lui e ben due volte: negando i fondamenti della meccanica quantistica e introducendo la sua famigerata costante cosmologica, due erroracci dei quali ha fatto ammenda.
Vi rendete conto? Sbagliano anche Newton e Einstein, figurarsi gli altri. Eppure nessuno ha dubbi che grazie a loro l'umanità abbia fatto progressi enormi, semplicemente non sono oracoli e non dobbiamo aspettarci la verità tutta e subito.
La Scienza dev'essere falsificabile, deve cioè poter essere messa sul banco di prova, a volte tiene, a volte no, ma alla fine ne uscirà qualcosa di migliore (Bertrand Russel).
La Pseudoscienza non è falsificabile: voi la mettete sul banco di prova, fallisce ma ci sarà sempre un motivo per cui non ha funzionato. Quindi non migliora, non cresce, ma resta tristemente ancorata ai suoi dogmi e alle sue farneticazioni.
Un virologo ha sbagliato, ha fatto una dichiarazione imprecisa? Pazienza. La Scienza nel suo complesso eliminerà questo errore e produrrà conoscenza o almeno la migliorerà.
Non serve puntare il dito contro ogni virgola fuori posto perchè, grazie, ma lo sappiamo già.
E' per questo che spesso gli scienziati sono timidi, come quello della pecora nera, perchè sanno di offrire solo un modesto contributo alla conoscenza.
Il Ciarlatano invece urla. E vince perchè fa casino. (Vi ricorda forse un noto polotico nostrano e i suoi adepti e copie?)
Non offre contributi o miglioramenti: offre la verità assoluta, che rincuora, spiega e tranquillizza o, più spesso ancora, trova a chi dare la colpa. (Ancora, chi vi ricorda?)
Einstein, Newton e Darwin divennero famosi decenni dopo le loro straordinarie scoperte, perchè vollero rifletterci prima di pubblicarle.
Forse i tuttologi del web, con la loro incrollabile sicurezza, ne sanno più di Einstein.
E magari alle elementari copiavano i compiti dal compagno di banco.
(Adattato con modifiche e commenti da un post FB di Giulio Mignani che condivido pienamente)
domenica 24 maggio 2020
sabato 23 maggio 2020
SERGIO IL BARBIERE
Roberto è un uomo alla conquista del mondo, ma è anche capace di indefessa, adamantina e piuttosto caparbia fedeltà. Da quando ha cominciato ad andare dal barbiere è sempre andato (anche quando vivevamo in Messico e negli Stati Uniti e tornavamo una volta all’anno) dal fidatissimo Sergio, inappuntabile, energico, indistruttibile. Sergio è un signore magro come un chiodo, ciclista, separato da vent’anni da sua moglie e con una figlia cinquantenne, appassionato di bicicletta e ballo da balera. Vive solo in una casa perfettamente tirata a lucido. Ad oggi gli anni sono 82, splendidamente portati.
Circa quattro anni fa, Sergio (e Roberto con lui) è incappato nella catastrofe: ha ricevuto lo sfratto dal suo storico negozio a barriera Repubblica (lo hanno in seguito unito con un grande negozio adiacente per farne una mega gelateria). A quel punto si è sentito troppo vecchio per ricominciare da un’altra parte - e anche, aggiungo, troppo originale per aggregarsi a qualche negozio di collega. Con rammarico, ha chiuso l’attività. Ma.... per i clienti fedeli, se volevano, potevano usufruire del suo servizio a casa sua. Così, con grande soddisfazione reciproca, più o meno una volta al mese Roberto va a casa di Sergio, si siede nel suo bagno ed esce di casa col suo solito impeccabile taglio.
La famiglia intera, i figli ed io, hanno riempito di sfottò Roberto, accusandolo di favorire il nero, lui che è da questo punto di vista cittadino modello e non fa niente in nero. Roberto ha sempre ribattuto che in cinquant’anni Sergio ha sempre rilasciato la ricevuta e che se potesse la farebbe anche ora, ma purtroppo non può e che fa volontariato andando a tagliare i capelli agli ospiti della Residenza Giudiziale Psuchiatrica.
Il Covid-19 ha interrotto momentaneamente anche questa relazione così stretta tra Roberto e il suo barbiere, ovviamente. Intorno al 10 di maggio Roberto ha provato a chiedere se era operativo e ha ottenuto questa risposta Whatsapp “Ricomincerò quando apriranno anche i miei colleghi”. Così, due giorni fa, quano ormai Roberto stava cedendo alle pressioni familiari di andare da un altro barbiere, è arrivata la chiamata.
La sera, quando è tornato col suo bel taglio, gli ho chiesto: “Come sta Sergio?”
E Roberto “Benissimo, è super in forma, ha una nuova compagna molto sportiva che un giorno va a correre e un giorno va in bicicletta con lui”
“Ah, si? Ma dove l’ha conosciuta?”
“ L’ha conosciuta a ballare, dice che è molto più giovane di lui...”.
Grande Sergio.
Circa quattro anni fa, Sergio (e Roberto con lui) è incappato nella catastrofe: ha ricevuto lo sfratto dal suo storico negozio a barriera Repubblica (lo hanno in seguito unito con un grande negozio adiacente per farne una mega gelateria). A quel punto si è sentito troppo vecchio per ricominciare da un’altra parte - e anche, aggiungo, troppo originale per aggregarsi a qualche negozio di collega. Con rammarico, ha chiuso l’attività. Ma.... per i clienti fedeli, se volevano, potevano usufruire del suo servizio a casa sua. Così, con grande soddisfazione reciproca, più o meno una volta al mese Roberto va a casa di Sergio, si siede nel suo bagno ed esce di casa col suo solito impeccabile taglio.
La famiglia intera, i figli ed io, hanno riempito di sfottò Roberto, accusandolo di favorire il nero, lui che è da questo punto di vista cittadino modello e non fa niente in nero. Roberto ha sempre ribattuto che in cinquant’anni Sergio ha sempre rilasciato la ricevuta e che se potesse la farebbe anche ora, ma purtroppo non può e che fa volontariato andando a tagliare i capelli agli ospiti della Residenza Giudiziale Psuchiatrica.
Il Covid-19 ha interrotto momentaneamente anche questa relazione così stretta tra Roberto e il suo barbiere, ovviamente. Intorno al 10 di maggio Roberto ha provato a chiedere se era operativo e ha ottenuto questa risposta Whatsapp “Ricomincerò quando apriranno anche i miei colleghi”. Così, due giorni fa, quano ormai Roberto stava cedendo alle pressioni familiari di andare da un altro barbiere, è arrivata la chiamata.
La sera, quando è tornato col suo bel taglio, gli ho chiesto: “Come sta Sergio?”
E Roberto “Benissimo, è super in forma, ha una nuova compagna molto sportiva che un giorno va a correre e un giorno va in bicicletta con lui”
“Ah, si? Ma dove l’ha conosciuta?”
“ L’ha conosciuta a ballare, dice che è molto più giovane di lui...”.
Grande Sergio.
martedì 19 maggio 2020
lunedì 11 maggio 2020
UN ADDIO - PIETRO ICHINO E COSTANZA
Pensieri dell’ultima notte trascorsa accanto a mia moglie, 9 maggio 2020 – Costanza ha sofferto per circa otto anni di una PSP-Paralisi Sopranucleare Progressiva (o sindrome di Richardson), che ne ha lentamente menomato, fino ad azzerarle, tutte le facoltà vitali.
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In questi due ultimi anni nei quali la mia vita è stata legata a quella di Costanza ancor più di quanto non fosse stata nei precedenti, per tutte le svariate necessità dell’assistenza diurna e soprattutto notturna, in molti mi hanno chiesto come facessi a sopportare questo grande sacrificio. All’inizio confesso che anch’io ne fui spaventato. Mi parve un caso in cui non si poteva applicare la grande regola secondo cui a cercare il bene nascosto in ogni situazione difficile, lo si trova sempre. Provai a impegnarmi in questa prova con uno spirito sportivo: “vediamo quanto tempo resisto”. Poi, pian piano, mi sono accorto dei tesori che questa situazione nascondeva. Mi ero impegnato a essere per Costanza le gambe che aveva perduto, gli occhi al posto dei suoi che non funzionavano più, e nell’ultimo periodo anche le braccia e le mani per lavarsi, pettinarsi, vestirsi, portare il cibo alla bocca; questo ben presto ha creato tra me e lei, dopo 45 anni di matrimonio, un’intimità che non avevamo mai vissuto.
Ogni volta – e potevano essere decine in una giornata – che lei mi chiedeva di spostarsi dal letto o dalla poltrona alla carrozzella e viceversa era un abbraccio stretto, e qualche volta ci fermavamo a metà strada abbracciati così, indugiando a dondolarci come in un ballo cheek to cheek. Abbiamo scoperto la delizia nuova, mai sperimentata prima, del leggere insieme ad alta voce per lunghe ore serali libri stupendi, che letti insieme diventano ancora più belli. Ma l’intimità maggiore era quella delle sveglie notturne per una delle tante necessità, anche solo per aiutarla a cambiare posizione nel letto: accadeva che non ci riaddormentassimo subito, ma restassimo a lungo abbracciati nel letto parlando sottovoce di tutto quello che più ci stava a cuore, dai problemi di figlie e nipoti a quello che sarebbe stato di noi nelle prossime settimane e mesi.
E, a differenza di quel che accade di giorno – perché di giorno non si riesce a parlare della morte – nel buio della notte riuscivamo a parlare serenamente del tempo che ci era lasciato da vivere insieme e di quello che sarebbe seguito, nel quale lei non sarebbe stata più qui, ma che lei provava a immaginare con me, così in qualche modo lasciando in esso un segno della sua presenza. Riguardando indietro a questi ultimi due anni nei quali la malattia ha infierito più duramente su Costanza, e di riflesso su chi la assisteva, non ho solo una memoria di sofferenza: è stato forse il periodo più ricco e intenso di tutto il nostro matrimonio, che pure, nell’arco dei quasi cinquant’anni della sua durata, è stato straordinariamente ricco di vita e di lavoro comune.
Così quella regola del cercare il bene nascosto in tutte le pieghe della vita, che in questo nostro ultimo caso pareva subire una evidente eccezione, o pareva addirittura non poter essere menzionata senza assumere il significato di un’irrisione alla sofferenza, si è invece rivelata ancora una volta tangibilmente vera. Se mi è consentito utilizzare una parola grossa, la “fede” in quel bene nascosto si è rivelata non solo frutto di speranza, non solo immaginazione di una consolazione promessa altrove, ma conoscenza – nel senso più profondo del termine – di qualche cosa di molto concretamente tangibile.
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.Dal blog di Pietro
domenica 10 maggio 2020
MADRE ETIMOLOGICA E GOLOSA
Il primo è stato Luigi. Stamattina, scendendo a fare colazione, Roberto già uscito e Luigi ancora a letto, ho trovato questo sul tavolo della cucina
Poi, a metà mattina, mentre stavo spazzando il cortile, sola in casa, suona il campanello un signore sceso da un camioncino con la scritta Pasticceria Lady, una (famosa ed eccellente) Pasticceria del vicino paese di San Secondo. Mi ha consegnato una torta - pensavo fosse un errore e gli ho fatto ricontrollare il destinatario . Ho chiamato Roberto per chiedergli se sapeva qualcosa e lui “Mah, te l’avrà mandata chi ti vuole bene” . LAMPADINA! La mia compagna (quando era qui) spettatrice di Bake off (che continua a guardare anche dalla Svizzera), Anna.
La torta
Per inciso, ADORO il pistacchio |
Così, beccata anche la mamma golosa (e fan di Ernst Knamm). E beccata anche la mamma fortunata, che non solo in momenti come questi ha la certezza di avere cresciuto due decent human being, ma sa anche che sono amorevoli figli. Grazie.
PS. (Puô essere compreso solo dalla mia famiglia) sottolineo ad Anna che per mangiare la torta alla fine del pranzo ho messo in tavola piattini, cucchiaini e ben tre tovagliolini nuovi!
mercoledì 6 maggio 2020
IRREALTÀ?
Cresce in me una sensazione di irrealtà: il 14% di patrimoniale ventilato dalla rivista (delle riviste si dice sempre “prestigiosa”) tedesca Manager Magazine è un conto assurdo ed irreale , solo esercitazione scolastica, ma viene costantemente ripreso come spauracchio (chissà perché fa invece fatica ad affermarsi come spauracchio l’enorme evasione fiscale italiana - ed europea, con il bell’aiuto dell’Olanda e dell’Irlanda - e mondiale con la politica che non capisce e non acchiappa le grandi imprese digitali), le polemiche imperanti mi sembrano assurde ed irreali (Conte sì, Conte no, cosa ha veramente detto la Corte tedesca... Tralasciamo poi se la Hunziker è amica o nemica delle donne), le parole d’ordine suonano false come non mai. Non mi dispero, vivo nello stupore e a volte nel disgusto. Cerco di capire, non ci rinuncio, ma diventa un esercizio sempre più arduo applicare rigore a ciò che leggo, avere presente la complessità e la multifattorialità delle questioni via via affrontate, vomitare via i complottismi e le congetture e le esercitazioni di arzigogoli fatte oggi e domani subito dimenticate o smentite.
Non credo che se fossi al posto di Conte saprei barcamenarmi meglio alla guida di un paese allo sbando, in cui i partiti o non hanno avuto mai (la Lega, i 5 Stelle) o hanno perso (il PD, una parte di Forza Italia, personaggi sparsi come Calenda, Renzi, Monti) progettualità politica e visione del futuro, limitandosi ormai a fare i comitati di affari, a distribuire mance, a parare ipocritamente colpi e a farsi trascinare dall’onda invece che governarla.
In questo periodo di stupore cerco qualche sponda nella concretezza, nei medici che curano senza troppi protagonismi o scenate indegne (“la strage dei vecchi nelle RSA”), negli imprenditori che a testa bassa e con tutte le loro forze cercano di salvare il salvabile e addirittura spingono avanti il paese, senza perdere la speranza per il futuro (ne ho uno in casa, ho ben presente la tipologia), nei pochi intellettuali che cercano di pensare senza tragedie e senza isterismi e con personalismi ridotti al minimo, nei giornalisti che raccontano il paese e cercano di fare intravvedere la complessità, nella BCE che in silenzio continua a mantenere il nostro spread a livelli incompatibili con la nostra realtà di finanza pubblica.... l’elenco, adesso che mi sono messa a scriverlo, è anche lungo, lo pensavo più scarno, meno male...
E poi nel raccogliere ed essiccare sambuco, nello scegliere, progettare e fare una nuova torta, nell’accogliere in casa per qualche ora alla settimana la piccolotta vicina di sette anni per fare insieme inglese on line (per la famiglia, o meglio la mamma e la nonna che hanno dovuto sostituire COMPLETAMENTE la scuola, è complicato), nello smontare pezzo a pezzo la casa dei genitori di Roberto ormai vuota delle loro vite, ma ancora piena delle vestigia delle stesse (il cuore mi si spezza a fare questo lavoro, ma almeno è reale, è concreto, è dovuto), nel chiacchierare on line con altri con cui hai voglia di chiacchierare.
Non ho voglia di ridere, ma nemmeno di piangere, ho voglia di andare, andare, andare, andare lontano.
Non credo che se fossi al posto di Conte saprei barcamenarmi meglio alla guida di un paese allo sbando, in cui i partiti o non hanno avuto mai (la Lega, i 5 Stelle) o hanno perso (il PD, una parte di Forza Italia, personaggi sparsi come Calenda, Renzi, Monti) progettualità politica e visione del futuro, limitandosi ormai a fare i comitati di affari, a distribuire mance, a parare ipocritamente colpi e a farsi trascinare dall’onda invece che governarla.
In questo periodo di stupore cerco qualche sponda nella concretezza, nei medici che curano senza troppi protagonismi o scenate indegne (“la strage dei vecchi nelle RSA”), negli imprenditori che a testa bassa e con tutte le loro forze cercano di salvare il salvabile e addirittura spingono avanti il paese, senza perdere la speranza per il futuro (ne ho uno in casa, ho ben presente la tipologia), nei pochi intellettuali che cercano di pensare senza tragedie e senza isterismi e con personalismi ridotti al minimo, nei giornalisti che raccontano il paese e cercano di fare intravvedere la complessità, nella BCE che in silenzio continua a mantenere il nostro spread a livelli incompatibili con la nostra realtà di finanza pubblica.... l’elenco, adesso che mi sono messa a scriverlo, è anche lungo, lo pensavo più scarno, meno male...
E poi nel raccogliere ed essiccare sambuco, nello scegliere, progettare e fare una nuova torta, nell’accogliere in casa per qualche ora alla settimana la piccolotta vicina di sette anni per fare insieme inglese on line (per la famiglia, o meglio la mamma e la nonna che hanno dovuto sostituire COMPLETAMENTE la scuola, è complicato), nello smontare pezzo a pezzo la casa dei genitori di Roberto ormai vuota delle loro vite, ma ancora piena delle vestigia delle stesse (il cuore mi si spezza a fare questo lavoro, ma almeno è reale, è concreto, è dovuto), nel chiacchierare on line con altri con cui hai voglia di chiacchierare.
Non ho voglia di ridere, ma nemmeno di piangere, ho voglia di andare, andare, andare, andare lontano.
lunedì 4 maggio 2020
NON DOVEVAMO ANDARE LONTANO?
”E adesso come facciamo
non dovevamo andare lontano?”
(Luca Carboni)
Forse ci siamo anche andati, ma forse i nostri orizzonti sono sempre stati limitati.
Forse ci siamo anche andati, ma siamo tornati.
Forse bisognerebbe capire che cosa significa lontano: fisicamente? Mentalmente? Inseguendo traguardi? E i traguardi che abbiamo inseguito ci sembrano ancora validi? E quali traguardi abbiamo davanti? E c’è ancora tempo per andare lontano?
E che cosa ci è rimasto del nostro andare lontano? Quale “America” abbiamo nel cuore?
Forse ci siamo anche andati....
non dovevamo andare lontano?”
(Luca Carboni)
Forse ci siamo anche andati, ma forse i nostri orizzonti sono sempre stati limitati.
Forse ci siamo anche andati, ma siamo tornati.
Forse bisognerebbe capire che cosa significa lontano: fisicamente? Mentalmente? Inseguendo traguardi? E i traguardi che abbiamo inseguito ci sembrano ancora validi? E quali traguardi abbiamo davanti? E c’è ancora tempo per andare lontano?
E che cosa ci è rimasto del nostro andare lontano? Quale “America” abbiamo nel cuore?
Forse ci siamo anche andati....
sabato 2 maggio 2020
DA DOVE RIPARTIRE
“E adesso da dove ripartire? Ora dobbiamo percorrere una lunga e difficile strada: dobbiamo appunto ricostruire. Cominciamo da qui. Rimettiamoci tutti a fare con semplicità il nostro dovere. Chi ha da studiare, studi. Chi ha da insegnare, insegni. Chi ha da lavorare, lavori. Chi ha da combattere, combatta. Chi ha da fare della politica attiva, la faccia, con la stessa semplicità di cuore con la quale si fa ogni lavoro quotidiano”. (Aldo Moro)
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