(Due necessarie premesse a questo piccolo racconto:
1. Poichè dormo come un sasso non ricordo MAI i sogni che faccio
2. Più di vent’anni fa abbiamo con Roberto accarezzato concretamente il progetto di adottare il secondo figlio anzichè concepirlo. Il progetto è stato stoppato e poi abbandonato quando già avevamo ottenuto l’idoneità e fatto il percorso preadottivo con una associazione di Bologna che aveva inviato la nostra richiesta in Brasile. Poi si è imposta prepotente la presenza di Luigi e abbiamo rinunciato, ancora adesso spesso con Roberto rimpiangiamo il nostro scarso coraggio di non terminare anche quel percorso: adesso avremmo tre splendidi figli invece di due splendidi figli)
Sabato mattina mi sono svegliata piuttosto turbata dal sogno che ancora vividamente occupava la mia mente.
Ho sognato che io, Roberto e Luigi siamo andati in vacanza in Messico. Abbiamo passato la dogana con i nostri passaporti elettronici e il doganiere ci ha chiesto se lo scopo del nostro viaggio era di adottare un bambino perchè a video vedeva la nostra richiesta inoltrata in Messico dall’associazione di Bologna. Noi ci siamo molto stupiti, abbiamo chiacchierato e sviscerato il problema facendo notare che era una pratica giacente da più di vent’anni, abbiamo sorriso e ce siamo andati, commentando stupiti che non sapevamo nemmeno che l’associazione avesse inoltrato la richiesta anche in Messico.
Poi abbiamo fatto la nostra vacanza e qui il sogno si fa confuso e contraddittorio (eravamo a Città del Messico ma andavamo al mare, eravamo a casa di italiani, Luigi aveva forse una storiella con la figlia dei nostri ospiti ecc) ma la sensazione era di piacere e vacanza. Alla fine stavamo facendo le valigie per ripartire quando è arrivato un poliziotto che ha chiesto che lo seguissimo all’ambasciata italiana. Stupiti e preoccupati, abbiamo trovato all’ambasciata l’ambasciatore in persona e il capo della Polizia messicana che ci raccontano che c’era stata una sparatoria tra due clan di narcos che si erano massacrati con un unico sopravvissuto, un bimbo di tre mesi che loro dovevano assolutamente affidare a qualcuno che lo portasse il più lontano possibile e noi eravamo l’unica coppia presente in Messico al momento che avesse una richiesta di adozione internazionale depositata. Nel frattempo era comparso nella stanza un bellissimo bimbo di tre mesi sorridente e sgambettante.
Insomma, ci chiedevano di firmare le carte dell’adozione e portarlo via.
Luigi ed io ci siamo guardati molto perplessi e dubbiosi, pronti a mettere in campo tutta una serie di ragionevoli obiezioni, a partire dalla nostra età e lontananza ormai dal tema.
Roberto invece ha spalancato gli occhi, ha allungato le braccia per prendere il bambino e ha detto “Sí, sí, ovviamente sí “ con gli occhi che brillavano e la chiara intenzione di non lasciare più andare il bambino.
Luigi ed io ci siamo ammutoliti ed il sogno si è chiuso con Roberto che firma le carte con il bambino in braccio e poi me le allunga con sguardo implorante dicendo “PER FAVORE” e io firmo.
E mi sveglio e faccio fatica a riprendermi e lo racconto a tutti. Sia Luigi che Roberto mi confermano che si sarebbero effettivamente comportati nel modo che ho sognato...
E tu scrivimi, scrivimise ti viene la vogliae raccontami quello che faise cammini nel mattinoe ti addormenti di serae se dormi, che dormie che sogni che fai.