lunedì 21 gennaio 2019

POST PATAGONIA - TUTTO IL MONDO È PAESE

Dopo molti chilometri di sterrato, diversi voli, moltissimi pinguini, guanacos, leoni ed elefanti marini, armadilli, dinosauri, laghi, spiagge, oceano, polvere ... purtroppo addio Patagonia. Ora siamo nella bellissima Buenos Aires per un paio di giorni (trenta gradi con un costante venticello consolatore) accompagnati dall’implacabile sole dell’estate argentina e dal magnifico cielo argentino.
Stasera ci aspetta uno spettacolo di tango al Centro Cultural Borges.
Volevo però condividere un’osservazione  che ho fatto raccontando due piccoli aneddoti.
Il primo è questo: uno degli otto (otto!) voli di questa vacanza (ne mancano due soli) ci ha portato da Buenos Aires a Bariloche e all’aeroporto di Bariloche, piccolino, gli arrivi sono ovviamente vicini alle macchine a noleggio. Mentre aspettavamo al baracchino della Hertz per la nostra macchina a noleggio ho visto arrivare dall’uscita degli aerei un ragazzo giovane, solo, carico di zaini e borse e un valigione, accolto con mille baci da un fratellino piccolo, due donne adulte e un uomo, con evidente sollievo e giubilo. Un bella scena che mi ha ricordato qualcosa, un qualcosa confermato da uno sguardo più attento al ragazzo che aveva al collo una targhetta identificativa con l’inconfondibile (almeno per la mia famiglia) simbolo AFS - era un ragazzo che stava evidentemente tornando dal suo anno (o semestre) di exchange. La mia famiglia ha conosciuto due di quei momenti emozionanti!
Il secondo aneddoto è invece capitato sul camioncino che ci portava (insieme ad un’altra decina di persone) dall’aeroporto di Trelew (dove abbiamo lasciato la macchina a noleggio) all’aeroporto di Puerto Madryn da dove prendevamo il volo per Buenos Aires.  Durante il tragitto di quarantacinque minuti di strada nel deserto polveroso abbiamo socializzato con il conducente dell’autobus (piccola nota: gli argentini sono veramente “amable”, spontaneamente gentili, lenti, chiacchieroni) che ovviamente ci ha chiesto da dove venivamo, dove avevamo imparato lo spagnolo ecc. e ci ha raccontato che suo figlio, che fa l’università e si occupa di ingegneria petrolifera e che è bravo e studia, ma non vede l’ora di andare, di viaggiare, di conoscere il mondo. Roberto ha subito replicato, contento, “Anche nostro figlio, uguale!”.

Insomma, davanti allo stesso Atlantico, ma sull’altra sponda e nell’altro emisfero, siamo più simili di quanto possiamo immaginare ed è davvero un bel pensiero, una speranza, un qualcosa che dovremmo tenere molto più in mente.

sabato 19 gennaio 2019

IN PATAGONIA (continued)

Oggi, Punta Tombo, Argentina

Servono parole o commenti? Non credo!
Ps. Le foto sono centinaia, con molti primi piani e particolari e pinguini che passeggiano, ma queste due danno l’idea della quantità (circa mezzo milione di pinguini qui a Punta Tombo)

TEMPUS FUGIT

Un tempo - quarant’anni fa - vedeva il cielo nei miei occhi

Adesso lo vede nei miei occhiali. Forse non mi è andata neanche cosí male....

venerdì 18 gennaio 2019

IN PATAGONIA

Insomma, è il momento di scrivere che soni in Patagonia - e da alcuni giorni. Siamo partiti Roberto ed io il 9 gennaio e dopo più di trenta ore di viaggio (in macchina fino a Linate, poi aereo fino a Fiumicino, poi Buenos Aires e poi Puerto Iguazù e noleggiata la macchina) siamo approdati in una delle sette meraviglie del mondo, le cascate dell’Iguazù, un trionfo di acqua, spuma, potenza, vertigini e divertimento. Un paio di giorni (con puntata a San Ignacio Minì, nel mezzo della fallita utopia gesuita della costruzione imposta di una società egualitaristica del “buon selvaggio”, con tutte le sue irrisolte contraddizioni) e poi aereo fino a Bariloche (cambiando a Buenos Aires) tra laghi, laghi, laghi, paesaggi alpini ma enormi e poi l’attraversamento della Patagonia arida, 900 km nelle pampas maestose e inginite, un’esperienza durissima e quasi mistica, di straordinaria bellezza. E arrivo ieri l’altro nella notte sull’oceano e sulla spiaggia senza fine di Puerto Madryn.
Oggi però abbiamo veramente esagerato con Peninsula Valdes, 250 km di sterrato in cui letteralmente si passeggia tra elefanti e leoni marini a CENTINAIA, pinguini di Magellano, guanatos, armadilli, emù e ogni tipo di uccelli marini - mancavano all’appello orche e balene per puri motivi stagionali - in un ambiente brullo e severo sul mare smeraldino. La cosa più vicina all’Eden che io abbia mai sperimentato. Stasera, increduli e stanchissimi, quasi non crediamo alla nostra buena suerte.
To be continued...

sabato 5 gennaio 2019

UN LIBRO DI SPERANZA




Un libro che lascia ancora sperare di riconoscerci reciprocamente come esseri umani, un libro bellissimo che mi ha spezzato il cuore.

venerdì 4 gennaio 2019

OGGI HO SCRITTO ALLA GAZZETTA DI REGGIO

Oggi ho scritto (pensate un po’) alla Gazzetta di Reggio. Non so se la pubblicheranno e poco importa, ma mi è successo davvero e sono molto melanconica - sono una vecchietta? Sono rimasta indietro? Sono stupida? Non so, sono molto immalinconita dall’assurdità e ingiustizia, ma forse sono anche proterva nel non sospettare mai di nessuno.

Gentile direttore, descrivo in breve la mia “disavventura” per potere evidenziare due cose che mi preme mettere all’attenzione.
Ieri, alla fermata dell’autobus di ritorno dal lavoro, in Corso Garibaldi, sono stata “borseggiata con destrezza” da tre ragazzi molto giovani, vestiti come tutti i ragazzi, ma a mio parere di etnia rom. Il terzetto mi ha aperto la cerniera della borsetta zaino e mi ha sfilato il portafoglio. Accortami (sull’autobus) del fatto ho cercato di inseguirli ma si erano già volatilizzati. Ho fermato una volante della Polizia che li ha cercati senza successo e poi ho sporto denuncia presso i Carabinieri ai quali nel frattempo un signore aveva riportato il portafoglio, ovviamente “alleggerito” di trecento euro che avevo ritirato da poco in previsione di una vacanza, ma per fortuna con tutti i documenti. Perchè racconto questa storia di “ordinaria” vita in città? Perchè:
- vorrei avvertire le altre reggiane (io sono parmense, ma spero mi potrete “adottare” per questa circostanza) su un terzetto di tre ragazzi (due ragazze talmente simili tra loro da poter sembrare gemelle e un ragazzo) vestiti normalmente, con pelle bianca e lingua incomprensibile – state attente alle vostre borse e ai vostri portafogli!
- vorrei portare all’attenzione l’estrema cortesia, disponibilità e professionalità sia della Polizia di Stato che dei Carabinieri dai quali mi sono sentita consolata, seguita, supportata e guidata in questo brutto momento – non per colpa loro impotenti a recuperare il “bottino”, ma molto gentili con la “borseggiata”. Nel centro di Reggio Emilia inondato di sole e di gelo queste persone pensano a noi e cercano di proteggerci e mi hanno continuato a dire “siamo qui per voi” - dovremmo ricordarcelo anche questo più spesso.
Una brutta disavventura che mi ha lasciato un po’ più povera e davvero molto amareggiata della mia ingenuità e buona fede che però non modificherò solamente per tre giovani ladri che fanno male principalmente a loro stessi e al loro futuro.
Cordiali saluti
Silvia Guidi 

Reggio Emilia 4 gennaio 2019

mercoledì 2 gennaio 2019

HO

"Ho perdonato errori quasi imperdonabili, ho provato a sostituire persone insostituibili e dimenticato persone indimenticabili. Ho agito per impulso, sono stato deluso dalle persone che non pensavo lo potessero fare, ma anch'io ho deluso. Ho tenuto qualcuno tra le mie braccia per proteggerlo; mi sono fatto amici per l'eternità. Ho riso quando non era necessario, ho amato e sono stato riamato, ma sono stato anche respinto. Sono stato amato e non ho saputo ricambiare. Ho gridato e saltato per tante gioie, tante. Ho vissuto d'amore e fatto promesse di eternità, ma mi sono bruciato il cuore tante volte! Ho pianto ascoltando la musica o guardando le foto. Ho telefonato solo per ascoltare una voce. Io sono di nuovo innamorato di un sorriso. Ho di nuovo creduto di morire di nostalgia e... ho avuto paura di perdere qualcuno molto speciale (che ho finito per perdere)... ma sono sopravvissuto! E vivo ancora! E la vita, non mi stanca... e anche tu non dovrai stancartene. Vivi! È veramente buono battersi con persuasione, abbracciare la vita e vivere con passione, perdere con classe e vincere osando, perché il mondo appartiene a chi osa! La Vita è troppo bella per essere insignificante!"
(Charlie Chaplin)

Grande Charlie Chaplin, io invece non sono del tutto sicura di avere quello che ha lui - forse solo a volte e solo un po’, ma non sono così appassionata e trionfante, anzi lo sono sempre meno, a pensarci....

martedì 1 gennaio 2019

SO COSA VUOL DIRE SENTIRSI STANCA 2

So cosa vuol dire sentirsi stanca - e non solo in senso fisico. 
Il mondo in cui viviamo è un luogo estenuante. È usurante. È ingrato. È una ricerca senza fine e poco gratificante. Sei stanco, semplicemente perché ci vivi. Sei stanco di amare troppo, di preoccuparti troppo, dando troppo ad un mondo che non dà mai nulla in cambio. Sei stanco di investire in esiti indefiniti. Sei stanco delle incertezze. Stanco del grigiore.
So che non sei stato sempre così esausto - che c’ è stato un tempo in cui eri puro e pieno di speranza, un tempo in cui il tuo ottimismo superava il tuo cinismo e tu avevi moltissimo da dare. So che sei stato fatto a pezzettini - qua un cuore spezzato, là una promessa non mantenuta. So che il mondo non è stato gentile nelle prove che hai subito e che hai perso molte più volte di quanto hai vinto. So che non hai voglia di provare ancora. Lo so.
La verità è che siamo tutti stanchi. Ognuno di noi. Da una certa età in poi, non siamo altro che un esercito di cuori spezzati e di anime dolenti, alla disperata ricerca di realizzazione. Vogliamo di più, ma siamo troppo stanchi per chiederlo. Siamo stufi di dove siamo, ma siamo troppo spaventati per ricominciare. Abbiamo bisogno di rischiare, ma abbiamo paura di guardare crollare tutto ciò che ci circonda. Dopo tutto, non siamo sicuri di quante volte saremo in grado di ricominciare da capo.
Pensiamo di essere soli nella nostra terribile stanchezza, ma la verità è che siamo stanchi gli uni degli altri - stanchi dei giochini, delle bugie che diciamo e dei lati oscuri che ci presentiamo reciprocamente. Non vogliamo essere i cattivi, ma nemmeno i fessi, così teniamo alta la guardia e la difesa ci fa arrabbiare. E agiamo ruoli che odiamo perchè non siamo sicuri di quante scelte ci rimangono. So bene che ci sembra impossibile continuare a tentare, a dare, a diventare altro quando ci si sente profondamente esausti e che le idee allegre e piene di speranza che un tempo ci attiravano sembrano ora stanche e senza futuro.
Ma vi chiedo un’ultimo tentativo, anche se so che siete stanchi di provare, che non ne potete più. Ma la verità è che non percepirete mai la seconda folata di vento di passione se non supererete correndo la prima. C’è una inconfutabile verità: siamo tutti molto più resilienti di quanto pensiamo, c’è sempre più amore che siamo in grado di dare, c’è sempre più speranza che siamo in grado di agire, c’è sempre più passione che siamo in grado di scatenare, inondandone il mondo. Semplicemente non camminiamo abbastanza a lungo per le nostre strade per vedere ripagato tutto questo, ma vogliamo risultati immediati e se non ne vediamo, ecco che rinunciamo. Lasciamo che l’immane stanchezza ci fermi. Siamo sempre più frustrati per la mancanza di risultati e quindi pensiamo che sia tutto da buttare.
E c’è qualcosa che davvero non vogliamo ammettere - nessuno di noi è ispirato ogni giorno, ci sentiamo tutti esausti e scoraggiati, a volte, ,ma possiamo elaborare queste sensazioni: anche se sei alla frutta, nauseato e scornato dalla vita, non per questo non sei capace di produrre cambiamenti. Ogni singola persona che abbiamo ammirato ha avuto momenti di scoraggiamento e di sensazione di tremenda sconfitta, ma questo non ha impedito loro di continuare a perseguire i loro sogni. Ci è permesso camminare lentamente verso le nostre maggiori trasformazioni, non deve necessariamente essere un fulmine, un abbacinante scoppio. Le trasformazioni avvengono lentamente, avvengono attraverso le piccole e attente scelte che facciamo ogni giorno che ci portano a versioni migliori di noi stessi. Dobbiamo darci il tempo di passare attraverso queste trasformazioni, di monitorarne l’evoluzione e di non cedere alla frustrazione senza speranza nel tempo che scorre. Quando sei stanco, vai piano, vai in silenzio, vai timidamente, ma non fermarti. Sei stanco per molte buone ragioni, sei stanco ed è previsto che tu lo sia, sei stanco perchè stai lavorando per il cambiamento, sei stanco per molte buone ragioni  e questo ti dice che devi andare avanti. Sei stanco perchè stai crescendo e un giorno questa crescita ti porterà a quella nuova freschezza di cui hai bisogno.
(Heidi Priebe, Huffington Post, Thought catalog)
DEDICATO A LUCILLA

I KNOW WHAT IT’S LIKE BEING TIRED 1

I know what it’s like to feel tired – and not just in the physical sense. 
The world that we live in is an exhausting place to be. It is wearing. It is thankless. It is endlessly trying and scarcely rewarding. You’re tired simply because you live in it. You’re tired of loving too much, caring too much, giving too much to a world that never gives anything back. You are tired of investing in indefinite outcomes. You’re tired of uncertainties. Tired of grey.
I know you haven’t always been this worn out – that there was a time when you were hopeful and pure. When your optimism outweighed your cynicism and you had an infinite amount in you to give. I know you have been chipped away and worn down piece by piece – a broken heart here and an un-kept promise there. I know the world hasn’t always been kind throughout the games you’ve played and that you’ve lost more times than you have ever won. I know you’re feeling uninspired to try again. I know.
Because the truth is, we’re all tired. Every single one of us. By a certain age, we are all nothing more than an army of broken hearts and aching souls, desperately searching for fulfillment. We want more but we’re too tired to ask for it. We’re sick of where we are but we are too scared to begin again. We need to take risks but we’re afraid to watch it all come crashing down around us. After all, we’re not sure how many times we will be able to start over.
We all think we’re alone in our exhaustion. But the truth is we’re tired of each other – tired of the games we play and the lies we tell and the uncertainties we present to each other. We don’t want to play the villain but we don’t want to play the fool either. So our guards go up. Our defences rile. And we take on the role that we loathe to see played because we’re not sure what choice we have left.I know how impossible it can feel to go on trying and giving and becoming when you are exhausted straight through to the soul. I know that the cheerful ideals you were once promised now seem tired and hopeless. But here’s what I beg if you’re this close to giving up: give it one more try, with feeling. I know you’re tired of your attempts. I know that you’re at your wit’s end. But the truth about that second wind of passion is that you’re never going to realize you have it if you do not keep on running past your first. We’re all more resilient than we think, and that’s an indisputable truth. There is always more love that we are capable of giving, more hope that we are capable of having, more passion that we’re capable of unleashing and flooding out into the world. We just don’t walk far enough down our own roads to reach the point where we’re seeing those actions pay off. We want immediate results and when we see none, we give up. We let the exhaustion stop us. We grow frustrated with the lack of feedback and we assume that means we have to throw the entire attempt right out the window.
Because here’s something we all loathe to admit – none of us are inspired every day. We all get exhausted. We all get discouraged. And we’re allowed to work on through those feelings. Just because you’re beaten down and worn out and sick of the life that you’re living doesn’t mean you’re not making a change. Every person you have ever admired has had times where they felt utterly defeated in the pursuit of their dreams. But that didn’t prevent them from reaching them. You’re allowed to stumble slowly towards your biggest transformations. It doesn’t always have to be a blazing, flagrant affair.Some parts of life happen quietly. They happen slowly. They happen because of the small, careful choices that we make everyday, that turn us into better versions of ourselves. We have to allow ourselves the time to let those alterations happen. To watch them evolve. To not grow hopelessly frustrated in the in-between.When you’re tired, go slowly. Go quietly. Go timidly. But do not stop. You are tired for all the right reasons. You are tired because you’re supposed to be. You’re tired because you’re making a change. You are exhausted for all the right reasons and it’s only an indication to go on. You are tired because you’re growing. And someday that growth will give way to the exact rejuvenation that you need. TC mark
(Heidi Priebe, Huffington Post, Thought Catalog)