Oggi è il giorno del decreto “dignità” apprezzato da CGIL, LEU e in forte “odore di sinistra”. Contro Confindustria e il PD. Le critiche dalla CGIL riguardano solo il non ripristino (ebbene sí ) dell’articolo 18. Critiche unanimi dagli economisti più illustri, che hanno un bel sciorinare i dati a dimostrazione che non esiste una “emergenza precariato” - ma chi li vuole sentire i dati? Chi li caga gli esperti?
Continuo una riflessione iniziata quando sentivo dire “Renzi e il PD non sono di sinistra” - la mia riflessione verte sulla difficoltà di definire cosa sono, oggi, “cose di destra” e “cose di sinistra”. Favorire il lavoro o non mollare sui diritti? Rendersi finalmente conto che il lavoro è cambiato e funzione dello stato è ormai creare reti di protezione e lavorare sul serio sulle politiche attive del lavoro (campo totalmente sconosciuto in Italia)? Oppure tutelare (fino alla ridicola tutela di chi per puro caso ha passato un concorso pubblico e quindi ha diritto vita natural durante se scegliere ogni mattina se lavorare o no quel giorno) chi il lavoro ce l’ha già e fregarsene di chi il lavoro non ce l’ha, non avendo ancora realizzato che il lavoro non si crea per decreto? Pensare che gli imprenditori sono sfruttatori e quindi provare nei loro confronti quella immarcescibile diffidenza che porta a penalizzarli, sordi al pernacchio di un mercato del lavoro che vira immediatamente sull’aumento del nero e su nazioni meno diffidenti verso i capitali da investire?…………
Potrei continuare a lungo. Non voglio difendere Renzi, spero che il suo ego rimanga lontano dal centrosinistra per lungo lungo tempo - dico solo che oggi è molto difficile dire cosa è di destra e cosa è di sinistra.
Sicuramente (spero) sia di sinistra riflettere sulle cose, leggere i dati, ragionare, non trovare vie semplici/semplicistiche. Sicuramente oggi questo non si fa.
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