mercoledì 22 febbraio 2017

ANSIA ( E UN PO' PAURA)

Osservatorio privilegiato (e sfigato, non c'è dubbio) dei mali del mondo è il mio lavoro dove, senza (io) mai vederli direttamente, conosciamo le storie di anziani, disabili, bambini, dipendenze, giovani arrabbiati, persi, senza identità, mostri che si aggirano tra di noi, vittime che dovranno imparare a convivere con ferite poche volte evidenti....
Non siamo , non sono, assolutamente delle mammolette, anzi, lo sforzo è di non perdere mai la capacità di indignarsi ed arrabbiarsi, lo sforzo è di non giudicare le persone, ma di avere ben presente i loro contesti, i loro vissuti - soprattutto lo sforzo è di non perdere la tenerezza.
Per questo motivo principalmente credo che la mia attuale ansia sia da tenere in considerazione. Da un po' osservo accanto ai comportamenti "malati" molti altri comportamenti che potrei definire "male di vivere" o incapacità a vivere - per me molto preoccupanti.
Racconto solo un aneddoto personale, ma tanti indizi e racconti ultimamente mi fanno teorizzare questo dilagare di nuova disabilità a semplicemente vivere.
Lunedì mattina ero nella caserma dei Carabinieri in centro a Reggio Emilia per denunciare che in ufficio mi avevano rubato il portafoglio dalla borsa. I Carabinieri sono (splendidamente- adoro i Carabinieri, le mie esperienze con loro me li hanno sempre mostrati e dimostrati capaci, organizzati, competenti e di enorme gentilezza) - sono organizzati con un'accoglienza dove prendono i tuoi dati e chiedono il motivo della tua richiesta, ti accomodi nell'adiacente sala d'attesa e poi vieni chiamato ad un colloquio in ufficio.
Mentre in sala d'attesa attendo il mio turno arriva una giovane signora che alla domanda del gentilissimo Carabiniere dell'accettazione risponde "sono venuta a segnalare che la bambina per 5 minuti si è sottratta al mio controllo volontariamente". Carabiniere "sua figlia?" Signora "Sí" Carabiniere "E quanti anni ha?" Signora "Nove. Ma devo precisare che ho anche un bambino autistico e che la bambina soffre di crisi di rabbia che la psicologa dice che non sono legate all'autismo del fratello, ma ho più difficoltà a gestire la bambina che il bambino - a volte non vuole neanche andare a scuola". Carabiniere (a mio avviso bravissimo) "E si è fatta aiutare dalla psicologa?" Signora "Vado anche al centro famiglie del Comune [nota di chi scrive: il centro famiglie del comune gestisce solo mediazione familiare e quindi conflitti tra adulti] e la psicologa dice che non devo dare importanza a questi accessi di rabbia della bambina, perchè cerca solo attenzione, ma io voglio fare la segnalazione per tutelarmi da un punto di vista legale perchè la bambina è poi sotto la mia custodia"
Dopo di che il carabiniere impassibile ha verbalizzato, la signora ha firmato il verbale e se ne è andata. Una me stessa agghiacciata e ammaccata nell'anima è rimasta lí - la signora non ha detto una sola volta mio figlio e mia figlia, ma sempre "la bambina" e "il bambino autistico" ed è andata via chiusa nella sua follia.
Siccome la me stessa professionista sa che  i carabinieri sono tenuti a trasmettere le segnalazioni sui minori al Servizio Sociale ha controllato con la collega del territorio di competenza e farà arrivare anche la sua segnalazione alla psicologa che ha in carico il bambino autistico E LA SUA FAMIGLIA (particolare che a volte sfugge dalla consapevolezza). Ma la me stessa donna ed essere umano riflette: cosa ha la signora? Nessuna malattia, probabilmente, nessuna certamente mostruosità, ma un malessere di vita al quale sarà difficile dare risposta e supporto e che assommerà disfunzionalità a disfunzionalità in lei e nei suoi figli e nel "marito che torna tardi la sera". Tanti come lei, però, tanti, specialmente nel ruolo di genitori, difficilissimo, ma anche di adulti responsabili (in aumento esponenziale le dipendenze da gioco d'azzardo, per esempio, o i casi non di disoccupazione, ma di inoccupabilità, di impossibilità - e non per motivi fisici - ad ottenere o mantenere un lavoro) o di figli curanti (spesso o indifferenti o schiavi) o di giovani in cerca di identità (baby gang, comportamenti disfunzionali o autolesionistici, dipendenze). Comincio ad essere davvero in ansia sulla tenuta di questo modello di società (e non solo per le risorse evidentemente insufficienti) e ho anche un po' paura.
Senza perdere la tenerezza, speriamo.

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