martedì 27 maggio 2014

Niente dura e questo lo sai, però non ti ci abitui mai

Non scrivo da un po', bloccata dalla necessità di metabolizzare un cambiamento che mi ha provocato un'ambivalenza che non riesco a sciogliere. La storia è semplice da raccontare. Anna, dopo la laurea e i suoi 15 giorni di viaggio premio New York - Boise, ha avuto due colloqui di lavoro: il primo, procuratole dalle sue relatrici di laurea, con Heinz Italia, il secondo, tramite le relazioni paterne, con Carghill Italia. Al ritorno, la sua sensazione era che fossero andati bene e la speranza era di essere richiamata per un secondo colloquio. Nel frattempo, aveva iniziato un progetto interessante nell'azienda del padre ed era abbastanza contenta. Come un fulmine a ciel sereno, però, arriva la telefonata di Heinz che la assume (ovviamente contratto di sei mesi, stage retribuito a 950 euro al mese) e deve iniziare una settimana dopo, il 19 maggio, nella sede di Segrate dove Heinz (che in Italia è baby food: marchi Plasmon e Nipiol) ha la sede della ricerca e sviluppo (r&d).
Ovviamente Anna nel giro di pochissimo tramite la sua rete di relazioni molto variegata, trova una sistemazione opulenta ( vivono in due in una casa a schiera ENORME col giardino davanti e dietro) in quel di Bussero, ridente paese dell'hinterland milanese, nel verde, in una strada chiusa che finisce su un complesso ricreativo, a pochi metri dalla metropolitana e a ben 150 euro al mese di affitto. (Anche la storia della casa è particolare e forse meriterebbe un post a parte).
Tutto bellissimo, lei contenta, è sempre stata affascinata dalla grande azienda, il contesto è stimolante ed internazionale, il lavoro di ricerca e sviluppo e imparerà cose interessanti ed importanti. Perfino il padre, che pure ha dovuto assumere qualcun altro di corsa, è contento delle cose che farà e imparerà. Io contenta, ovviamente, ma ambivalente. Non è perchè se ne va: ha cominciato ad andare a 17 anni con l'exchange year, poi ha studiato a Milano all'Università e poi sei mesi a Vienna - è sicuramente una di quei giovani europei (cominciano a vedersene) che viaggia "con la valigia leggera" e sempre pronta, con facilità e sicurezza - niente di nuovo per questa mamma che ha anzi sempre lavorato per consentirle "respiro", per darle le ali. E osservo in lei anche radici solide, in questa famiglia, in questa casa, in questo territorio.
Però il lavoro è diverso, adesso se ne va davvero, va verso un mondo duro e difficile, va verso un percorso di vita tutto da costruire, dopo averlo a lungo coltivato e sognato - e so che è giusto che vada e sono contenta che vada. Ma lasciarla andare è davvero difficile, segna una cesura, un cambiamento, una cicatrice - finisce un periodo durato a lungo in cui era centrale la meraviglia e il piacere di vederla ( di vederLI) crescere - ed ogni età è stata bellissima. Per questo il titolo con la citazione di Vasco. Per essere una madre d'ora in poi diversamente abile - me lo riprometto, spero di esserne capace.

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