So poco di quello che sta veramente succedendo in questo nostro maltrattato paese. Ma qualcosa so sul cambiamento e sull'innovazione e so di essere profondamente infastidita da tutti i benaltrismi "l'italicum fa schifo" o come l'ultimo post che mi ha fatto leggere Emiliano del blogger Gilioli ("piovono rane") "Pare che a parte Renzi, il ministro Boschi e i loro cari, il testo di riforma del Senato proposto dal governo non piaccia più a nessuno. Del resto succede, quando si propone una cazzata."
Ora, non so dire se il testo della riforma sia una cazzata (non sono esperta di costituzione, come peraltro tutti noi). So però per esperienza professionale che il processo del cambiamento ha almeno tre caratteristiche:
- provoca immense resistenze: le persone nella loro maggioranza e TUTTE le organizzazioni complesse non amano il cambiamento. Il cambiamento non può fare a meno di toccare equilibri di potere (per crearne altri nuovi) e toccare piccoli e grandi privilegi (magari per crearne altri, anche più numerosi o meno numerosi) e quindi trova enormi resistenze (mascherate a loro volta da innovazioni). Lo status quo che fino al momento prima tutti criticavano diventa improvvisamente desiderabile se si deve mettere in gioco qualcosa.
- è altamente imperfetto - NON ESISTE nelle scienze umane (chissà se invece nella scienza c'è, sarebbe un interessante quesito da porre a Marzia che so che legge questo blog) la soluzione, il cambiamento perfetto. Tutte le innovazioni sono altamente rischiose e parziali e chi attende (anche in buona fede) l"onda perfetta" per avviare il cambiamento sta invece fermo e favorisce la conservazione. Io sono per i cambiamenti anche parziali, anche imperfetti, sono per intravedere, per sognare, per dare dinamismo, per fare invece di dichiarare. Trovo altamente stucchevole ad esempio la discussione sui 3/5 rinnovi sul DL lavoro, chiaramente mirata a creare uno stallo e non cambiare niente - così qualcuno potrà dire di non essersi sporcato le mani e pazienza se poi tutto si è bloccato, non sarà mica colpa sua? ( intanto, lì fuori, imperversa la precarietà più selvaggia e al tempo stesso il nullafacentismo protetto dai sindacati)
- ha senso solo nella fattibilità: nessuna proposta perfetta ha senso se non ci sono le condizioni per realizzarla. Per esempio, diamo per scontato che la riforma di Renzi sia una cazzata ( personalmente non ho ancora capito perchè il Senato debba rimanere elettivo, ma forse è un mio limite. Quello che vedo sono processi decisionali infiniti, farraginosi, con la scorciatoia dei Decreti Legge ampiamente praticata per arrivare a qualche decisione ogni tanto) ma quale proposta, anche perfetta, ha fattibilità? Quella di Renzi, prima che cominciasse il fuoco incrociato, soprattutto del suo partito, ce l'aveva. Adesso, le (forse meravigliose, non ho le competenze per giudicare) proposte sul campo porteranno forse a bloccare tutto - e per l'ennesima volta la supposta innovazione diventerà conservazione.
Ha ragione l'uno, l'altro, l'altro ancora? Che ne so, per un momento mi ero illusa che qualche milione di voti alle primarie significasse poter tentare qualche altra strada. Adesso non so, quello che sento è una cacofonia di bla, bla, bla, che non riesce però a nascondere il vuoto di idee e il silenzio della ragione e l'arroganza grande o piccina del potere che ci sta dietro.
Nessun commento:
Posta un commento