lunedì 20 novembre 2023

UNA BUONA DOMANDA

 Gaber e Jannacci, che in vitafurono amici fraterni e per lungo tempo compagni d’arte, sono riapparsi insieme sulle scene, quasi fianco a fianco, per una casualità comunque toccante. Sto parlando dei due docu-film Io, noi e Gaber di Riccardo Milani, e Enzo Jannacci – Vengo anch’io di Giorgio Verdelli, usciti quasi contemporaneamente. In uno dei due film, quello su Gaber, compaio anche io, in mezzo a una piccola foresta di capelli bianchi e di senescenza milanese che un poco mi ha reso felice (sono quasi tutti vecchi amici e compagni di avventure), un poco mi ha fatto pensare.

Per carità, non voglio tediarvi con gli anni che passano e le articolazioni che cigolano, è una tale ovvietà che possiamo tranquillamente ignorarla. I vecchi invecchiano, e amen. Cavoli loro. I pensieri che mi sono venuti in mente sono di un altro tipo. Provo a dirla così, brutalmente: quali sono i Gaber e gli Jannacci venuti dopo Gaber e Jannacci? Posto che nessuna generazione, di nessuna epoca, è autorizzata ad attardarsi nel solito, noiosissimo “era meglio prima, eravamo meglio noi”, ritornello talmente sentito che non si può più sentirlo, io avverto il bisogno (è proprio un bisogno, credetemi) di capire se e come è avvenuto il cambio della guardia, e nuovi punti di riferimento altrettanto importanti hanno preso il posto di quelli vecchi.

Chiedo ai miei lettori più giovani, in questo senso, un aiuto, un appiglio, una pista da seguire: ditemi, per piacere, chi sono i VOSTRI Gaber a Jannacci, ovvero su quali persone, opere o esperienze – esclusi i classici: dire Omero non vale, nemmeno dire Picasso, o Bob Dylan, o Edith Piaf – avete potuto contare fino a poter dire: lui, lei, quel film, quel libro, quell’artista, sono i miei punti di riferimento anche in termini generazionali. Li riconosco miei compagni di strada, mie guide, miei maestri, interpreti della stessa epoca nella quale io mi sono formato. Sono persone che mi hanno aiutato a capire. Artisti che mi hanno aiutato a sentire.

Enzo era del ’35, Giorgio del ’39. Sono cresciuti nella stessa precisa Milano del boom industriale e delle periferie tristi, delle case editrici ambiziose e dei teatri sprovincializzati che, dopo l’asfissia fascista, guardavano all’Europa, e tutto sembrava nuovo. E sono cresciuti nello stesso preciso, travolgente attimo in cui la televisione (una sola, uguale per tutti) unificava il Paese.
A quelli come loro dobbiamo concedere un vantaggio oggettivo: andare in onda, mezzo secolo fa, voleva dire che un popolo intero, la mattina dopo, sui tram, in treno, negli uffici, nelle fabbriche, ti aveva visto e sentito. Gaber sceglie il teatro dopo che aveva sbancato la televisione, Jannacci canta una canzone impensabile come El portava i scarp del tennis davanti a dieci (quindici? venti?) milioni di italiani, tutti insieme. Il mutamento strutturale della comunicazione rende difficile perfino immaginare quella condizione antica. Forse oggi un eventuale nuovo Gaber o nuovo Jannacci sarebbe impensabile a partire dalle condizioni di partenza: nella galassia sterminata delle reti, dei contatti, delle fonti, nello sbriciolamento dei palinsesti (che oggi sono tanti quanti noi siamo: milioni), nella moltiplicazione esponenziale dell’offerta e del consumo, chi e che cosa può ancora ambire a diventare Punto Fermo? A diventare Maestro?

Negli ultimi anni, nel nostro piccolo cortile italiano, mi vengono in mente solo un paio di eventuali “nomination” – Zerocalcare? Sorrentino? E una donna? Ma in letteratura neanche uno – ma il gioco dei nomi è troppo soggettivo, troppo cangiante, ognuno ha i suoi ed è liberissimo di non essere d’accordo con i nomi degli altri. E io, comunque, non ho più i parametri, ho perduto la chiave, per questo vi chiedo aiuto. Sono sicuro che la vita continua. Ma non so più come continua. Qualcuno sia così gentile da rassicurarmi. Mi dica: dopo di voi, e dopo il vostro transito, sono successe molte cose straordinarie, che voi boomers non avete più la capacità di cogliere e di interpretare. Siete troppo vecchi. Il Pantheon va aggiornato. Prendete nota, boomers, di quello che è successo di bello e di importante, nel mondo (mi accontenterei: in Italia) dopo di voi, dal punto di vista culturale e artistico. Giuro che prendo appunti. Mi rifiuto di invecchiare inchiodato alla mia esperienza e ai miei pregiudizi. Voglio, fortemente voglio, che qualcuno mi avverta che un rapper a me sconosciuto ha avuto la stessa micidiale potenza dei Scarp de tennis, o di Chiedo scusa se parlo di Maria.
(Michele Serra, OK BOOMER, Il Post, 20 novembre)

La trovo una buona domanda (da girare peraltro ai nostri figli), a cui non posso anagraficamente rispondere. Osservo solo che il concetto di Maestri o ancora di più quello di Punti Fermi mi sembra ambiguo. Io personalmente riconosco come Maestro Gaber (meno Jannacci), ma non come Punto Fermo: da “Polli di allevamento” ho cominciato a misurare una distanza da lui che se fosse vissuto di più si sarebbe ulteriormente accentuata, ho preso un’altra strada, pur continuando a riconoscere in me tanto di quello che Gaber mi aveva dato (o inflitto). Lo stesso mi è accaduto con quelli cui via via ho riconosciuto il ruolo di Maestri (che per me è un ruolo di interlocutori privilegiati, di gente che riesce a parlarmi, a insegnarmi, a sorprendermi) e ne ho trovati altri, nuovi, a me più vicini in quel momento.  A mio parere non è un male che i maestri si siano frammentati e moltiplicati, in un tempo in cui la complessità è molto elevata. Trovo solo che ci sia un duplice pericolo: che si moltiplichino i cattivi maestri e che alcuni, almeno per certi tratti, si sentano soli, senza più Maestri credibili o semplicemente adatti.
E continuo a chiedere scusa se parlo di Maria (o della rivoluzione)

sabato 18 novembre 2023

MAMMA MANCA

 Questa settimana Anna ed Olivia sono in visita a Sanguigna. Olivia ha due anni e mezzo ed è incantevole e innocente. In questo periodo ha sviluppato una “mammite” acuta (abbastanza tipica dell’età). Sua mamma deve essere sempre a portata di vista, poi lei magari fa anche dell’altro o con qualcun altro, ma comunque deve sempre essere in vista e a disposizione. Per consentire ad Anna di prendersi qualche spazio, quindi, il prezzo da pagare è un lungo pianto a dirotto con abbondanti lacrime. 

In uno di questi momenti, in braccio a me che tentavo di consolarla, le ho detto “Ti manca la mamma, vero, Olivia?”. Sorprendentemente, Olivia ha subito colto perfettamente il concetto e alla sue urla  invocanti “Mamma” o “la mamma” ha aggiunto un davvero desolato “Mamma manca”. 

Giovedí sera Anna è uscita (è andata con una sua amica svizzera - di Modena - al nuovo ristorante “green” di Bottura a Modena) verso le 18. Olivia ha reagito piangendo a lungo e vigorosamente, poi si è fatta distrarre da alcune attività di gioco, lettura e disegno (ogni tanto ricompariva per qualche istante, dal nulla, l’invocazione “mamma” e “mamma manca”), e una buona cena di cui lei è appassionata.

L’ultimo momento difficile (ma solo per pochi minuti) è stato ovviamente il momento di andare a nanna, è tornato il pianto e l’invocazione a gran voce della mamma. Un momento particolarmente tenero è stato quando, sedute entrambe (lei in braccio a me che cercavo di consolarla)  in cucina vicino alla finestra mi ha chiesto tra le lacrime di aprire la finestra per vedere se la mamma era per caso fuori. Io l’ho accontentata e lei ha sporto fuori il suo adorabile faccino a scrutare l’aia buia. Poi si è calmata e per mano abbiamo salito le scale per adempiere ai riti serali, pigiamino, piccola rinfrescata, lavare i denti, un po’ di latte nel bibe e un po’ di ninna nanna cantata sottovoce. In dieci minuti dormiva come un angelo, tranquilla, i riccioli biondi sparsi intorno, con i sogni che le fluttuavano intorno.

“Mamma manca”, ma mamma c’è sempre con lei e i suoi sogni non sono inquietanti.


venerdì 10 novembre 2023

MENO MALE

 Stavamo guardando con Roberto, divertiti, questo programma di manifestazioni che coinvolge un bravo professionista che ha lavorato presso una delle aziende di Roberto


Meravigliandoci di come ci si possa interessare ad argomenti così particolari. Ad un certo punto  però Roberto interrompe il divertimento con una riflessione che apparentemente non c’entra niente “Per fortuna non siamo in guerra”.  Come credo spesso capiti nelle vecchie coppie, ho capito perfettamente quello che voleva dire. Una riflessione giusta, secondo me, e anche divertente, ma, dati i tempi che corrono, mi ha anche un po’ emozionato.

giovedì 9 novembre 2023

CITTADINANZA/E

 “LONDRA - L'Alta Corte britannica ha deciso che Indi Gregory si spegnerà nelle prossime ore, nell'ospedale dove è in cura in Inghilterra o in un hospice. La decisione del giudice Robert Peelconferma che proseguire a tenere in vita con la ventilazione artificiale la bambina, affetta da una grave e incurabile patologia mitocondriale, sarebbe un accanimento terapeutico che la farebbe soltanto soffrire. Il magistrato ha dunque ritenuto che Indi non possa essere trasferita in Italia, dove l'ospedale Bambin Gesù si era offerto di accoglierla, nonostante il nostro Paese, con una rapidissima decisione del Consiglio dei Ministri, le avesse concesso nei giorni scorsi la cittadinanza italiana. Trasportarla in Italia, afferma la sentenza, sarebbe non solo inutile dal punto di vista medico, ma anche questo un modo di infliggere sofferenze a una piccola malata di appena otto mesi.

Un verdetto di questo tipo veniva ritenuto probabile dagli esperti legali sulla base di due precedenti, i casi assai simili di Alfie Evans e Charlie Gard, due bambini inglesi di pochi mesi, anch'essi sofferenti per mali che non lasciavano speranze: anche per loro i genitori avevano chiesto il trasferimento in Italia, unico Paese disposto ad accoglierli nelle strutture del Bambin Gesù, in nome di un ideale religioso più che scientifico, anche se nemmeno i sanitari italiani ritenevano ci fossero speranze di miglioramento o guarigione.” (La Repubblica, oggi)

In base a questo, per effetto compensativo numerico, penso di chiedere la cittadinanza inglese.


mercoledì 8 novembre 2023

SCROLLARE LA BAMBINA

 Scena: interno della macchina.

Protagonisti: io e Roberto in viaggio per somewhere

Come sempre accesa Radio Capital che noi, chiacchierando, distrattamente ascoltiamo.

In un momento di pausa della conversazione ascoltiamo i due conduttori mandare in onda whatsapp vocali o scritti mandati dagli ascoltatori sul tema proposto quel giorno, che era più o meno “cose stupide che ho fatto”.

Un messaggio vocale di un uomo giovane “Io ho per anni aiutato mia figlia quand’era piccola a fare la pipì e alla fine la scrollavo per fare cadere le ultime gocce di pipì”. Il conduttore divertito commenta “Anch’io, anch’io” e io mi metto a ridere “Ma guarda che stupidate”. 

Silenzio dall’altro sedile, poi, serio “Ma perchè, qual è il problema, anch’io l’ho sempre fatto con l’Anna!”. Era serio. Ecco, appunto…e io che non lo sapevo….




martedì 7 novembre 2023

INVETTIVA (OGNI TANTO MI CAPITA…)

 

Ah, no,no,no!

In una guerra tra un Dio identitario di un popolo ferito e un Dio belligerante e misogino di un popolo smarrito andiamo ad invocare Dio ? Ah, no, no, no!

Tenetevi il vostro Dio per i vostri momenti privati, pregatelo, ma non rompete le balle al prossimo!