È in atto un bombardamento di notizie minuziose e spesso ripetute e irrilevanti sulla cattura di Matteo Messina Denaro. Per carità, la notizia è clamorosa, ma il balletto mediatico è stucchevole, a dir poco.
Quello che noto è che non mancano ovviamente commenti sulle coperture che hanno consentito al superlatitante di vivere tranquillamente una vita normale in piena luce, ma questi commenti si incentrano sulla c.d. “borghesia mafiosa” e poco sulla impensabile rete di omertà che ha “protetto” Matteo Messina Denaro. Io vivo in un piccolo paese, di dimensioni del tutto simili a quelle di Campobello di Mazara e so per certo che pressochè ogni abitante del paese (e in particolare gli autoctoni, dove per autoctoni si intendono i nati e cresciuti in paese e quelli dei paesi vicini) è “mappato” nelle sue ascendenze e discendenze, gruppi di appartenenza variabili (il più largo cattolici, non cattolici, ma anche di destra, di sinistra, commercianti ed ex commercianti, sanitari, impiegati ecc.), ceto sociale, studi, abitazione ecc. Per questo sono particolarmente colpita da quanto grande, estesa, rigida, controllata doveva essere la rete di omertà a Campobello di Mazara. Un piccolo episodio che mi è successo mi ha dato ancora più la dimensione plastica di questo pensiero.
Vado ogni tanto (tipo ogni dieci giorni) a San Secondo, paesino un po’ più piccolo di Colorno situato a meno di un quarto d’ora di macchina da casa mia. Ci vado perché c’è un distributore di metano a buoni prezzi e così faccio il pieno alla macchina, un gentile edicolante in piazza da cui compro i giornali e una particolare e stratosferica pasticceria, pluripremiata e gestita da un pasticcere estroso ed ossessivo-compulsivo che ti accoglie come se tu fossi un amico che è andato a visitarlo a casa sua ed è inoltre circondato da un paio di donne (moglie, sorella) sante e pazienti e dall’amorevole figlio Down tutti indaffaratissimi nell’azienda di famiglia. Caffè macchiato impeccabile e brioche di eccellente qualità (la mia preferita è quella all’orzo). Completano il quadro una piacevole strada da casa mia a San Secondo in mezzo a una bellissima campagna padana e un piccolo centro storico quasi di altri tempi, con tante botteghe, il castello e la Chiesa.
Insomma, venerdì scorso sono andata, ho fatto il pieno alla macchina, mi sono deliziata di brioche e caffè macchiato in pasticceria (e ho comprato i baci di dama preferiti per Roberto), ho comprato i giornali e poi, in piazza, ho pensato di prendere due pezzi di pizza per mangiarli con Gigi a pranzo, comprati dal fornaio locale che fa la pizza con il lievito madre. Entro dal fornaio, ordino e poi la signora dietro al banco, di una certa età, piccolina con bei capelli accuratamente permanentati e tinti, con mascherina, mi dice timidamente : “Scusi, signora, ma lei è la Ranieri?” Strabilio e dico “Sí, è il cognome di mio marito”. Guardo la signora e sono certa di non averla mai vista, ma lei mi chiarisce “Sono una vicina di casa della Bianca (mia suocera, morta due anni fa), abito nella casa proprio dietro”. Seguono cinque minuti di piacevole e convenzionale conversazione sul cordoglio per la morte di mia suocera, sulla sua cordialità ed amorevolezza, sulla “bella morte che ha fatto” e via dicendo.
Uscendo con il mio sacchettino di pizza, contenta dell’incontro, ho fatto la connessione con la cattura di Matteo Messina Denaro “Alla faccia della mappatura…”.
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