sabato 28 gennaio 2023

NONNE EMILIANE

 Da anni una giovane e simpatica fisioterapista di nome Teresa (no, non è il suo vero nome) si occupa impeccabilmente della mia vecchia e dolente schiena e della mia cervicale. Negli anni, con naturalezza sono corse tra di noi montagne di chiacchiere e si è creata un’amicizia e molta familiarità. Nei nostri appuntamenti mensili (nei primi anni più frequenti) parliamo delle nostre vite e di quello che ci succede e ci piace, mentre le sue mani abili lavorano sul mio collo e la mia schiena.

La settimana scorsa Teresa ha rimandato un appuntamento perchè è morta sua nonna e questa settimana ci siamo viste e mi ha raccontato della morte di sua nonna, 96 anni e nessuna medicina, tutti i parametri a posto, però ormai cieca. Le ultime settimane erano state difficili perchè aveva iniziato a stare male, agitandosi e inveendo contro il mondo e chi la curava perchè non la facevano morire, lei voleva morire, non ne poteva più. A un certo punto i genitori di Teresa che l’avevano amorevolmente accudita per tanti anni, prendono la sofferta decisione di portarla all’Hospice, dopo che aveva perso anche il riflesso della deglutizione, perché era ormai il momento della sedazione profonda. Teresa era all’Hospice mentre preparavano il sonno da cui la nonna non si sarebbe più svegliata e vede che la nonna, debolmente e da cieca,  cerca la sua mano. Lei gliela dà pensando ad una carezza della nonna e invece la nonna le prende la mano, gliela mette sul collo e comanda “stric’ca” (in dialetto “stringi”). Teresa le dice amorevolmente “ma no, cosa dici” e la nonna si rivolge più in alto, sempre in dialetto “speriamo che Gesù mi venga a prendere e mi liberi, allora”. Teresa, come avremmo fatto tutti, risponde che Gesù non avrebbe fatto secondo lei una cosa del genere. La nonna si azzittisce un attimo e poi dice un “allora..” deluso e Teresa pensa che si sia rassegnata alla volontà del Signore e invece la nonna continua “e allora c’al vaga a cagher anca Gesù “ (e allora che vada a cagare -cioè al diavolo - anche Gesù). Sono state le sue ultime parole.

Nonne emiliane di una tempra ormai scomparsa.

(PS Teresa mi ha anche detto che poi al funerale mentre il sacerdote decantava la grande fede della nonna quasi le scappava da ridere ricordando le sue ultime parole…)

MATTEO MESSINA DENARO ED IO

 È in atto un bombardamento di notizie minuziose e spesso ripetute e irrilevanti sulla cattura di Matteo Messina Denaro. Per carità, la notizia è clamorosa, ma il balletto mediatico è stucchevole, a dir poco.

Quello che noto è che non mancano ovviamente commenti sulle coperture che hanno consentito al superlatitante di vivere tranquillamente una vita normale in piena luce, ma questi commenti si incentrano sulla c.d. “borghesia mafiosa” e poco sulla impensabile rete di omertà che ha “protetto” Matteo Messina Denaro. Io vivo in un piccolo paese, di dimensioni del tutto simili a quelle di Campobello di Mazara e so per certo che pressochè ogni abitante del paese (e in particolare gli autoctoni, dove per autoctoni si intendono i nati e cresciuti in paese e quelli dei paesi vicini) è “mappato” nelle sue ascendenze e discendenze, gruppi di appartenenza variabili (il più largo cattolici, non cattolici, ma anche di destra, di sinistra, commercianti ed ex commercianti, sanitari, impiegati ecc.), ceto sociale, studi, abitazione ecc. Per questo sono particolarmente colpita da quanto grande, estesa, rigida, controllata doveva essere la rete di omertà a Campobello di Mazara. Un piccolo episodio che mi è successo mi ha dato ancora più la dimensione plastica di questo pensiero.

Vado ogni tanto (tipo ogni dieci giorni) a San Secondo, paesino un po’ più piccolo di Colorno situato a meno di un quarto d’ora di macchina da casa mia. Ci vado perché c’è un distributore di metano a buoni prezzi e così faccio il pieno alla macchina, un gentile edicolante in piazza da cui compro i giornali e una particolare e stratosferica pasticceria, pluripremiata e gestita da un pasticcere estroso ed ossessivo-compulsivo che ti accoglie come se tu fossi un amico che è andato a visitarlo a casa sua ed è inoltre circondato da un paio di donne (moglie, sorella) sante e pazienti e dall’amorevole figlio Down tutti indaffaratissimi nell’azienda di famiglia. Caffè macchiato impeccabile e brioche di eccellente qualità (la mia preferita è quella all’orzo). Completano il quadro una piacevole strada da casa mia a San Secondo in mezzo a una bellissima campagna padana e un piccolo centro storico quasi di altri tempi, con tante botteghe, il castello e la Chiesa. 

Insomma, venerdì scorso sono andata, ho fatto il pieno alla macchina, mi sono deliziata di brioche e caffè macchiato in pasticceria (e ho comprato i baci di dama preferiti per Roberto), ho comprato i giornali e poi, in piazza, ho pensato di prendere due pezzi di pizza per mangiarli con Gigi a pranzo, comprati dal fornaio locale che fa la pizza con il lievito madre. Entro dal fornaio, ordino e poi la signora dietro al banco, di una certa età, piccolina con bei capelli accuratamente permanentati e tinti, con mascherina, mi dice timidamente : “Scusi, signora, ma lei è la Ranieri?” Strabilio e dico “Sí, è il cognome di mio marito”. Guardo la signora e sono certa di non averla mai vista, ma lei mi chiarisce “Sono una vicina di casa della Bianca (mia suocera, morta due anni fa), abito nella casa proprio dietro”. Seguono cinque minuti di piacevole e convenzionale conversazione sul cordoglio per la morte di mia suocera, sulla sua cordialità ed amorevolezza, sulla “bella morte che ha fatto” e via dicendo.

Uscendo con il mio sacchettino di pizza, contenta dell’incontro, ho fatto la connessione con la cattura di Matteo Messina Denaro “Alla faccia della mappatura…”.

lunedì 16 gennaio 2023

IMPARARE DAI BAMBINI

 Un bambino può insegnare sempre tre cose ad un adulto: a essere contento senza motivo, a essere sempre occupato con qualche cosa, e a pretendere con ogni sua forza quello che desidera


⭐️✨


Paulo Coelho

(Post FB di Labodi, oggi)

sabato 7 gennaio 2023

INVETTIVA (E COME TALE SENZA INTERLOCUTORI)

 Stamattina su Rai News e in tutti i telegiornali della giornata

“Sbarchi senza fine a Lampedusa, 1300 migranti nell’hotspot a fronte di una capienza di 400. Hotspot al collasso”.

Ma sono almeno quindici anni che sento questo ritornello “hotspot di Lampedusa al collasso”. Possibile che nessuno dei governi di tutti i colori che si sono velocemente alternati in questi anni abbia mai avuto la brillante idea di AMPLIARE l’hotspot, impresa decisamente più semplice del ponte sullo Stretto?

Oppure conviene avere tutte le sere e tutti i giorni il TG che martella le paure degli italiani con l’invasione dei migranti che riduce l’Italia al collasso?

giovedì 5 gennaio 2023

DI GALLINE - ANZI, FEMORI DI GALLINE - AGGIORNAMENTO

 E così, Roberto e Gigi hanno tolto il “tutore” alla gallina che ora cammina, zoppicando ma con sempre maggiore sicurezza, su due zampe. E il femore sembra rinsaldato. E sta bene.


Gigi ha osservato che quando l’hanno presa la gallina è rimasta quieta e immobile e non si è ribellata o dimenata per tutta l’operazione “Quasi che sentisse che le stavamo facendo del bene e non del male”. Mah, chissà. Siamo però increduli e contenti come tutte le volte che un lavoro riesce bene oltre le aspettative.

Ah, la gallina si chiama ora ufficialmente la Sciocchina zoppa.