ENTUSIASMO
"Ci sono dei momenti nella vita, dì solito legati a relazioni con persone o a eventi naturali, che ci fanno sentire di più di essere al mondo, ci fanno sentire più vivi. Non scaturiscono dalla vita biologica, anche se senza di essa non potrebbero avere luogo e interferiscono con essa rendendola più fluida. Scaturiscono dalle emozioni, dal sentimento, dalla ragione fecondata dalla forza della vita, dalla musica della vita che ci pervade fin quasi a farci essere musica. In questi momenti ci sentiamo più vivi, più pieni di vitalità, di energia, di voglia di fare, o forse semplicemente di essere. Voglia di essere, desiderio di esistere. Talora anche coraggio di amare. Momenti nei quali si potrebbe dire che raggiungiamo la pienezza delle nostre potenzialità vitali in modo che sembra (o è una realtà?) che varchiamo la soglia di un’altra dimensione. Gli antichi greci, nostri padri, hanno conosciuto e descritto momenti di questo genere parlandone in termini di entusiasmo"
CURA E RELAZIONI
«L’essenza della vita è definibile come cura in tutte le complesse articolazioni del suo esistere. Dicendo che nella nostra più intima essenza siamo cura, affermo che siamo relazione, più precisamente un plesso instabile e sempre in divenire di relazioni, che a volte contraggono e a volte espandono la nostra esistenza. Tutto ciò ci consegna al significato attivo di cura in quanto premura e attenzione, e insieme ci espone al significato passivo di cura in quanto inquietudine e affanno. Ciò che comunque emerge come decisivo è il fatto che non c’è prima un io isolato che intreccia poi le sue relazioni, come pensava quasi tutta la filosofia e la teologia del passato che ritenevano di comprendere l’uomo cogliendone l’essenza a prescindere dai suoi legami e dalle sue relazioni. Al contrario, ognuno di noi è e diviene le sue relazioni. E la cura attiva e passiva, è il nostro pathos, a consegnarci la nostra identità».
VITA AUTENTICA
«Un essere umano cambia quando cambiano i suoi desideri la cui somma si chiama speranza, i quali, invece di tendere verso i bisogni, salgono e divengono aspirazioni, così che, invece di sentire il desiderio irresistibile dell’ennesimo paio di scarpe o di una borsa o di una camicia, o di una carica o di un riconoscimento o di un applauso, inizia a sentire il desiderio di meno scarpe, meno borse, meno camicie, meno cariche, meno riconoscimenti, meno applausi, meno tutto, solo cose vere, per favore, solo cose e persone vere, per favore: musiche vere, pagine vere, amici veri, relazioni vere. Vita autentica». #VitoMancuso #IlCoraggioelaPaura #Garzanti
LA DIFFERENZA TRA ISTRUIRE ED EDUCARE
«La formazione dei ragazzi è sempre meno educazione e sempre più istruzione, istruire viene da instruere, preparare per, e noi prepariamo i nostri ragazzi per essere strumenti in una struttura – ospedaliera, bancaria, aziendale – si concepisce l'essere umano come ingranaggio di un meccanismo più grande; il che non è sbagliato ma non sufficiente perché l'essere umano è la sua interiorità, la sua capacità critica e creativa, quindi non solo a servizio della struttura ma anche capace di ribellarsi alla struttura. Se le materie umanistiche sono ripresentate nella capacità di scoprire l'umano nell'uomo e riattivarlo, questo è educare, e-ducere, tirare fuori. Tirare fuori cosa? La libertà. All'istruzione non interessa la libertà ma l'esecuzione. Questo appiattimento sull'istruzione è un tradimento della nostra tradizione, della paideia classica e dello specifico umano». #VitoMancuso
(Dalla pagina Facebook di Vito Mancuso)