mercoledì 24 agosto 2022

CITAZIONI (VITO MANCUSO) PER RIFLETTERE

 ENTUSIASMO

"Ci sono dei momenti nella vita, dì solito legati a relazioni con persone o a eventi naturali, che ci fanno sentire di più di essere al mondo, ci fanno sentire più vivi. Non scaturiscono dalla vita biologica, anche se senza di essa non potrebbero avere luogo e interferiscono con essa rendendola più fluida. Scaturiscono dalle emozioni, dal sentimento, dalla ragione fecondata dalla forza della vita, dalla musica della vita che ci pervade fin quasi a farci essere musica. In questi momenti ci sentiamo più vivi, più pieni di vitalità, di energia, di voglia di fare, o forse semplicemente di essere. Voglia di essere, desiderio di esistere. Talora anche coraggio di amare. Momenti nei quali si potrebbe dire che raggiungiamo la pienezza delle nostre potenzialità vitali in modo che sembra (o è una realtà?) che varchiamo la soglia di un’altra dimensione. Gli antichi greci, nostri padri, hanno conosciuto e descritto momenti di questo genere parlandone in termini di entusiasmo" 

CURA E RELAZIONI

«L’essenza della vita è definibile come cura in tutte le complesse articolazioni del suo esistere. Dicendo che nella nostra più intima essenza siamo cura, affermo che siamo relazione, più precisamente un plesso instabile e sempre in divenire di relazioni, che a volte contraggono e a volte espandono la nostra esistenza. Tutto ciò ci consegna al significato attivo di cura in quanto premura e attenzione, e insieme ci espone al significato passivo di cura in quanto inquietudine e affanno. Ciò che comunque emerge come decisivo è il fatto che non c’è prima un io isolato che intreccia poi le sue relazioni, come pensava quasi tutta la filosofia e la teologia del passato che ritenevano di comprendere l’uomo cogliendone l’essenza a prescindere dai suoi legami e dalle sue relazioni. Al contrario, ognuno di noi è e diviene le sue relazioni. E la cura attiva e passiva, è il nostro pathos, a consegnarci la nostra identità». 

VITA AUTENTICA

«Un essere umano cambia quando cambiano i suoi desideri la cui somma si chiama speranza, i quali, invece di tendere verso i bisogni, salgono e divengono aspirazioni, così che, invece di sentire il desiderio irresistibile dell’ennesimo paio di scarpe o di una borsa o di una camicia, o di una carica o di un riconoscimento o di un applauso, inizia a sentire il desiderio di meno scarpe, meno borse, meno camicie, meno cariche, meno riconoscimenti, meno applausi, meno tutto, solo cose vere, per favore, solo cose e persone vere, per favore: musiche vere, pagine vere, amici veri, relazioni vere. Vita autentica». #VitoMancuso #IlCoraggioelaPaura #Garzanti

LA DIFFERENZA TRA ISTRUIRE ED EDUCARE

«La formazione dei ragazzi è sempre meno educazione e sempre più istruzione, istruire viene da instruere, preparare per, e noi prepariamo i nostri ragazzi per essere strumenti in una struttura – ospedaliera, bancaria, aziendale – si concepisce l'essere umano come ingranaggio di un meccanismo più grande; il che non è sbagliato ma non sufficiente perché l'essere umano è la sua interiorità, la sua capacità critica e creativa, quindi non solo a servizio della struttura ma anche capace di ribellarsi alla struttura. Se le materie umanistiche sono ripresentate nella capacità di scoprire l'umano nell'uomo e riattivarlo, questo è educare, e-ducere, tirare fuori. Tirare fuori cosa? La libertà. All'istruzione non interessa la libertà ma l'esecuzione. Questo appiattimento sull'istruzione è un tradimento della nostra tradizione, della paideia classica e dello specifico umano». #VitoMancuso

(Dalla pagina Facebook di Vito Mancuso)

giovedì 11 agosto 2022

LA TECNOLOGIA

 (Ascoltata stasera in dialetto sotto la Pergola della Corale Verdi - Giardino Ducale di Parma, compagnia dialettale la Nuova Corrente - età media degli spettatori sopra i settanta anni, serata piacevole di semplice e popolare comicità)

“Ah che bellezza la tecnologia, quanti doni ci ha dato: il latte e i formaggi senza lattosio, la pasta senza glutine, perfino la carne senza carne… siamo ancora in attesa di un Parlamento senza deficienti”

domenica 7 agosto 2022

AMBASCE

 Ma ditemi voi, come fa una povera moglie sessantaquattrenne a reggere e sopportare un marito sessantaquattrenne completamente affascinato da Marianna Aprile, che l’improvvida programmazione de la 7 fa apparire ogni sera, con i seni prosperosi, l’affascinante erre moscia e la conversazione intelligente, davanti al nostro desco familiare dopo il Tg?

Almeno, gli rallegra la serata, però.

PICCOLE AVVENTURE DI VIAGGIO

 La bellezza dei viaggi, a mio avviso, dipende anche dai piccoli pezzi di avventura che accadono e che a volte ti fanno meravigliare o imbufalire, ma che inevitabilmente insegnano qualcosa. Abbiamo ripercorso con la mente alcune (piccole, dato il furore organizzativo che permea la mia mente mentre pianifico i viaggi) dis/avventure che negli anni ci sono capitate e che ricordiamo con grande affetto. Quest’anno  tra il 18 e il 25 di luglio abbiamo intrapreso un viaggio in macchina attraverso l’Europa con il duplice scopo di riportare a casa (Zurigo) Anna e Olivia che erano venute in visita la settimana prima e poi andare da lí a Parigi per riportare a casa Luigi dopo quasi un anno di studio+tirocinio, concedendoci qualche giorno di viaggio/vagabondaggio in Francia (Digione, Annecy, Yvoire, Chamonix, Chambery, Briançon). Una bella vacanza.

La piccola avventura che voglio raccontare ha avuto un’origine primigenia nella sera del 18, mentre cenavamo tutti sul balconcino affacciato sul lago di Zurigo della casa di Anna e Andre. Chiacchieravamo pigramente mentre calava la notte e iniziava lo spettacolo delle luci sul lago, c’erano il fresco e l’indolenza allegra  tipiche delle fresche sere d’estate, tra persone che si vogliono bene. Quando il discorso è caduto sul viaggio o io o Roberto abbiamo sollevato il problema ancora irrisolto del rifornimento del gas metano della nostra macchina appunto a gas naturale (tutte e tre le nostre macchine sono a gas metano) già un po’rassegnati a subire il salasso dei rifornimenti a benzina. La rassegnazione, però, è un vocabolo pressochè sconosciuto per Andre, che ha cominciato a smanettare con il telefono finchè non ci ha scaricato la app dei distributori di metano in Francia con tanto di orari, prezzi (importanti in questo periodo di prezzi folli) e numeri di telefono. Dalla app abbiamo visto che i distributori di metano in Francia sono pochissimi (una grossa concentrazione intorno a Parigi) ma ce ne sono alcuni (e qui Roberto ha fatto un’osservazione intelligente “Ma come fa ad essere efficiente e remunerativa una rete così poco capillare ed estesa?”). Nel viaggio da Zurigo a Parigi di quasi 700 km abbiamo individuato un distributore nei pressi di Auxerre molto ben posizionato, vicinissimo allo svincolo autostradale e con prezzi accettabili.

La mattina dopo, accompagnata la Oli al suo asilo nido e con un po’ di tristezza accomiatatici da lei, siamo partiti. Viaggiare in Francia è bellissimo, le strade sono perfette e circondate da boschi, fiumi e laghi. Il termometro segna 41 gradi. Arriviamo allo svincolo, usciamo, qualche giravolta ed arriviamo al distributore. Zona industriale deserta, distributore senza addetti e senza macchinetta per i pagamenti, un sole che spacca le pietre, quasi una scena da film americano. Siamo persi ed interdetti, ma ci accorgiamo di una presenza umana di fianco al distributore (all’ombra), un corpo vestito da operaio che sporge dal retro di un furgoncino aperto dentro il quale sta facendo qualcosa. Roberto richiama la sua attenzione e chiede nel suo francese scolastico se sa come funziona il distributore. 

Emerge dal furgone un marcantonio di due metri in tuta blu, completamente pelato e con lunga barba grigia, con una chiave inglese in mano, rosso e sudato, che con impeccabile gentilezza spiega che i distributori di metano in Francia sono solo per professionisti dei trasporti (camion, autobus) e ci vuole una tessera speciale che è solo in loro possesso. Si scusa per la Francia intera per questo tratto di inciviltà che danneggia immeritatamente i turisti. Roberto ed io siamo evidentemente delusi, ma il signore si illumina e dice “Facciamo così”. Apre uno sportello, inserisce una tessera e dice a Roberto di fare rifornimento. Mentre Roberto riempie il serbatoio gira qualche volta una macchinetta intorno alle varie bocchette del distributore, registrando dei dati. Sorride “Facciamo che faccio un check delle condizioni manutentive”. 

Cerchiamo di pagarlo, ma si mette a ridere e non vuole assolutamente soldi, lo ringraziamo calorosamente e lui torna a sudare sul retro del suo furgone. Prima di partire, un po’ esterrefatti dall’esperienza, mi viene però in mente che nella borsa frigo in macchina conservavo alcuni sacchetti di pesche di Sanguigna, parte dell’esagerata produzione di quest’anno, che avevamo portato con noi per il viaggio (ne avevamo lasciato anche 30 kg a Zurigo tra le flebili proteste di Anna). Ho preso un sacchetto e l’ho portato al signore per ringraziarlo e l’ho passato, fresco, nelle sue manone, spiegando che erano pesche dal mio giardino in Italia. Il signore è rimasto quasi senza parole, forse è persino arrossito un po’ e mi ha fatto un sorriso dolcissimo. E siamo ripartiti, credo tutti contenti di ciò che avevamo fatto e vissuto e di ciò che siamo, in fondo fratelli di specie umana che ogni tanto riescono a toccarsi.