Avevo già scritto come titolo di questo post “Un uomo generoso”, ma l’ho poi cancellato. L’uomo in questione è mio marito da quasi 37 anni e direi che lo conosco bene, per quanto si possa conoscere un altro essere umano. So che è generoso, ma anche non generoso, dipende dai momenti e dalle motivazioni - prevale in lui sicuramente una grande generosità nel vivere, nell’impegnarsi, nel fare.
Quindi vorrei raccontare non di un uomo generoso, ma di un gesto generoso e anche dell’eleganza con cui mi è stato raccontato.
Roberto è stato in un Burundi (a Bujumbura) per un progetto di cooperazione internazionale finanziato dal Dipartimento Cooperazione e sviluppo del Ministero e gestito da Parmaalimenta, associazione partecipata dal Comune di Parma, per lo sviluppo di una filiera agro-(micro) industriale sul pomodoro. Per fare questo è andato in Burundi con una delegazione mista Parmaalimenta, Comune, Podere Stuard e ha lavorato per una settimana con un nutrito gruppo di agronomi locali.
Una premessa da fare è che gli ho raccomandato di non innamorarsi di artigianato locale e tornare con pezzi ingombranti che poi avremmo collocato in giro per casa e dimenticato (e da spolverare) ma di farsi guidare da giudizio e cuore.
Tornato, mi ha fatto vedere una deliziosa giraffina di legno con le ruote per Olivia e alcune scatoline di tè verde coltivato localmente per i patiti di famiglia (io in primis, ma anche Gigi non scherza). Tutto bello. Poi, mi ha raccontato invece di compagni di viaggio che, complice il fatto che le cose costavano molto poco e che tutti erano dotati di grandi ed enormi valigie (al ritorno vuote) con le quali avevano portato diverse cose in Burundi, tra gadget da regalare e cose utili per la sede locale di Maison Parma, che avevano dunque comprato oggetti locali, uno dei quali un enorme centrotavola scolpito nel legno dal costo (previa contrattazione) di cento euro. Poi mi ha guardato, con un filo di incertezza negli occhi “Sai invece io che cosa ne ho fatto di cento euro? Alla fine del lavoro con gli agronomi locali abbiamo definito di creare una chat Whatsapp per aggiornarci sull’andamento del lavoro e per essere a disposizione per eventuali richieste. Uno di loro ha però detto desolato che lui non aveva uno smartphone e quindi non poteva partecipare alla chat. Allora ho chiesto all’interprete, una ragazza locale che sembrava molto sveglia, e con lei siamo andati a comprare uno smartphone per lui, cento euro. Ho fatto bene, no?”.
Più che bene, benissimo!
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