La vicenda parte da una tragedia, quella della caduta della funivia del Mottarone, del maggio scorso, 14 morti. Unico sopravvissuto un bambino di cinque anni, Eitan, che nella tragedia ha perso padre, madre, fratellino e i due nonni paterni, oltre ad essere gravemente ferito. La famiglia è tutta di origini israeliane, ma il ramo paterno vive da anni in Italia, quello materno è in Israele, Eitan stesso vive in Italia da quando aveva un mese. Il Tribunale affida Eitan alla zia materna che con le sue due bambine e il marito vive in Italia. I nonni paterni si oppongono e va a finire che il nonno (ex militare israeliano, in odore di servizi segreti) rapisce il bimbo durante una visita e lo porta in Israele.
Grande dispiegamento dell’informazione dei sentimenti e del dolore sui media, ogni giorno e in ogni tg o programma. Speriamo vada a finire bene e quel povero bimbo trovi pace, famiglia e lo spazio di una crescita già gravata da una storia difficile.
Ma veniamo a me. L’altra sera, mentre mi addormentavo, mi è passato per la testa un pensiero (dal nulla, non ci stavo proprio pensando a questa storia) che non avevo mai sentito nelle tante chiacchiere sulla vicenda. Ho pensato che il bimbo riceverà un risarcimento probabilmente molto consistente per lo sterminio della sua famiglia - non ci sarà di mezzo anche la gestione di questo mucchio di denaro, vero? Amaramente, ho pensato che non solo sto invecchiando, ma diventando anche più acida e cattiva…
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