Sembra che nei miei momenti peggiori scrivere a Serra sia un modo per mettere in ordine: fare lo sforzo di scrivere quello che si pensa lo rende organico e visibile anche a me stessa. Così ho scritto, non importa se non risponderà. Ieri il discorso di Draghi mi ha depresso e ancora di più irritato: possibile che il potere debba sempre esercitarsi con gli stessi (triti e ritriti) riti? Ho scritto così
“ Gentile Michele Serra,
sono una sostenitrice di Mario Draghi, dopo molti anni passati a sperare (come mi auguro molti altri) che la competenza e la serietà si appropriassero del potere e che le cose fossero prima realizzate e poi spiegate (e non viceversa). Per di più, trovo che in questo periodo così grave le polemiche debbano essere ridotte al minimo, che sia necessario cercare unità e senso di comunità. Per questi motivi, arrivo a scrivere solo dopo aver letto un’opinione che mi ha colpito: Draghi si può permettere di criticare l’Unione Europea perché ne è un saldo sostenitore. Quindi mi permetto di criticare Draghi perché ne sono una salda sostenitrice.
Non mi è affatto piaciuto il suo attacco alle Regioni e i motivi sono più d’uno, mi limito ad elencarne un paio: Draghi sa bene che le Regioni coprono (bene, male, benino, pessimamente) un vuoto volutamente lasciato dalla farraginosa struttura dello Stato. Quando si parla di centralizzare il piano vaccinale non so bene se avere un moto di ilarità o un conato di nausea: lo sapete che lo Stato non ha un’anagrafe nazionale? Lo sapete che le anagrafi sono comunali, appoggiate su sistemi informatici tutti diversi tra loro e che esistono le anagrafi sanitarie regionali non in tutte le regioni e con grandi sforzi e qualche “buco” di efficienza? E le anagrafi sanitarie sono costruite su individui (come da paradigma sanitario) e non sulle famiglie? E che i fascicoli sanitari elettronici delle persone, ove esistono, sono contenitori di prescrizioni, ma per la maggior parte non indicativi di diagnosi aggiornate e stato di salute? Che ci sono esperienze volonterose e anche eccellenti, ma a macchia di leopardo e sicuramente non spendibili a livello nazionale? Bisognerà che qualcuno dica che le Regioni sono carrozzoni lanciati verso una meta non individuabile e forse a volte non encomiabile, ma che lo Stato galleggia nel vuoto – nel vuoto di conoscenza, pensiero e programmazione.
L’altra riflessione riguarda la differenza tra gestione e committenza. La gestione avviene per forza di cose meglio vicino a dove se ne attuano gli effetti, la committenza si preoccupa di organizzare, uniformare, rendere equi e controllare la gestione effettiva. Lo Stato non esercita in modo congruo la committenza – so che ci sono infinite questioni e conflitti riguardo alla competenza concorrente delle Regioni in termini di tutela della salute pubblica, ma non c’è dubbio che la situazione di emergenza ne può modificare il senso e i limiti (il famoso ed evocato articolo 120 della Costituzione) e comunque la fissazione di principi uniformanti (committenza) è pertinenza dello Stato che non CONTROLLA però mai. Semplice, non ne è capace, il controllo è molto capillare sulla forma e mai sulla sostanza. Le Regioni consapevolmente o no violano le linee nazionali (ma quanto sono generiche le linee nazionali) e quindi cosa succede? quindi lo fanno e basta.
Insomma, dico che Draghi ha sbagliato, che è lo Stato ad essere inefficiente in questo ambito e che dare l’impressione che si possa centralizzare il piano vaccinale ondeggia tra il risibile e la stupidaggine. Ha sbagliato anche a lamentare che si lascino indietro “i poveri anziani”, perché così si alimenta un conflitto generazionale già fin troppo presente che francamente non ci serve proprio. E ha sbagliato e mi ha profondamente infastidito il messaggio trasversale e semi minaccioso riguardo all’Europa che se non “vince” sulla fornitura di vaccini allora l’Italia farà da sé. Questa affermazione contraddice il principio basilare di Draghi di non fare annunci se non sostanziati da azioni almeno progettate. Cosa significa che l’Italia fa da sé? Io non l’ho capito e non è stato spiegato e nemmeno abbozzato qualche azione o progetto – e quindi non si sbandiera per il consenso dei cinque minuti cui siamo stati finora abituati.
Sono preoccupata? Sì, molto, ma sperare è comunque inevitabile…
Avrei anche una (assurda?) proposta. Se davvero la fornitura dei vaccini sarà consistente la mia proposta è di decentrare di più, non accentrare di meno. Dare in mano alle comunità e ai volontari, ai medici di base, alla sanità territoriale e ai farmacisti la vaccinazione. Molti volontari sarebbero pronti ad aiutare con le convocazioni, e i medici di base sono gli unici a conoscere la condizione dei loro pazienti e molti di loro, almeno nella mia Regione, sono già organizzati in medicine di gruppo e le potrebbero rafforzare in sicurezza. Le sperequazioni aumenterebbero? Certo, ma sembra siano già tante. Certo si velocizzerebbero di parecchio i tempi e la iniquità è un conto se vige per mesi e un altro conto se si riduce a pochi giorni. Ma sa, io sono un’”anima bella” (nel senso di Goethe e Schiller)
Cordiali saluti
Silvia Guidi, Parma, 25 marzo 2021