La mia lettera era più lunga
Gentile Michele Serra,
devo essere io che non capisco. Sento da mesi, ripetutamente, l’affermazione che il PD deve “tornare a fare politiche di sinistra”, che deve “riscoprire la sua origine popolare”, perché “Renzi ha fatto politiche non di sinistra”. Mi chiedo però cosa significhi, nelsecondo decennio del Duemila, la parola “sinistra” e ancora più “politiche di sinistra” – quello che vedo spesso riproposto è un’idea di sinistra, e quindi di società, con forti connotazioni novecentesche (ed echi novecenteschi), ma pochissimi hanno tentato di aggiornare questa idea con un mondo che è oggi completamente diverso, in cui gli slogan imperano ma non rappresentano la complessità di una realtà che ci sfugge.
E allora ho molte domande: è di sinistra fare deficit (e quindi finanziare il welfare come a gran voce chiede “il popolo”- e le virgolette sono solo a significare un concetto ancora più sfuggente del concetto di sinistra) o è di sinistra cercare di tenere i conti pubblici in ordine? È di sinistra mandare la gente in pensione a quarant’anni (come molta parte della sinistra ha sostenuto per decenni) o comunque tenere l’asticella dell’età pensionabile il più bassa possibile (come a gran voce chiede la maggioranza del “popolo”) oppure realizzare che l’Italia è il paese più longevo del mondo (mi sembra che abbiamo sorpassato il Giappone recentemente) anche grazie ad una sanità che si asserisce venga sempre “sottoposta a tagli”? E’ di sinistra andare a sostenere la famiglia rom nei suoi legittimi diritti o “il popolo” che la vuole fuori (gli ultimi e i penultimi). Nel dubbio, il PD non ha preso posizione, ma li capisco…..? E’ di sinistra sostenere l’occupazione anche mediante un mercato del lavoro regolato, ma non ingessato o è di sinistra solo il lavoro fisso e a tempo indeterminato e a tempo pieno? E’ di sinistra la parola “padrone” o la parola “imprenditore”? E’ di sinistra continuare a stare in questa Europa “delle elites e dei banchieri” o è di sinistra uscire dall’Europa e fare l’Italia “del popolo”?. E’ di sinistra pensare che siamo diversi e che bisogna lavorare sulla possibilità di esprime la nostra diversità e le nostre potenzialità compiutamente o è di sinistra pensare che Marchionne e uno dei suoi impiegati devono avere simile retribuzione in quanto eguali? Sono di sinistra i diritti civili o quelli sociali (e aggiungo, non si capisce neanche bene il confine tra i due)? E’ di sinistra tenere aperta l’ILVA di Taranto (o fare la TAV) perché dà lavoro o chiuderla (o non fare la TAV) per proteggere l’ambiente? Potrei continuare… sono tutte questioni su cui sono più o meno sicura di avere un’opinione, ma che mi mettono in crisi ogni volta. Mi chiedo se chi parla così serenamente di “sinistra” le abbia compiutamente risolte, cerco di stare attenta al dibattito, di informarmi, ma non so chi e che cosa ascoltare sul concetto di “sinistra”. Il problema deve essere mio, visto che gli altri parlano con sicurezza.
Conosco già una delle risposte, mi viene detto che le alternative che pongo non sono vere alternative, ma possono coesistere. Sono non solo d’accordo ma ne sono profondamente convinta, peccato che poi la coesistenza sia tutta da costruire, da definire nelle sue varie sfumature e che porti a quel famoso immobilismo che paralizza la sinistra da almeno settant’anni, al “ma anchismo” , al far fuori i leader non appena si collocano in una interpretazione dell’”essere di sinistra” che definisce aree di priorità ed interpretazione delle alternative sul campo . E’ sicuramente una questione di potere, di non invadere i pollai di potere dei numerosi galli che operano sul campo, ma è anche questione di una visione di futuro e di priorità incompiuta, o meglio, inevitabilmente incompiuta.
Se c’è una cosa che mi sembra indispensabile fare, è riaprire il dibattito e la discussione sulle “politiche di sinistra” e sulla visione del futuro e della proposta di un futuro possibile ed è invece l’unica cosa che non vedo portata avanti se non in modi di nicchia, tra intellettuali, in qualche libro o articolo di giornale, ma non con e in mezzo al “popolo”. Senza questo, ho percepito come irrilevante scegliere tra Martina o Zingaretti o Giachetti o chiunque alle primarie cui mi sono doverosamente recata. E vado a votare alle europee non completamente sicura di quello che sto votando. Ma deve essere un mio problema, una mia inadeguatezza personale e quindi irrilevante.
Con cordialità
Silvia Guidi
Brava Silvia! Per il contenuto, che interpreta efficacemente i pensieri di molti di noi, e per la voglia, oserei dire il coraggio. Di esporti, di lanciare un ponte, di cercare un confronto. Io, su questi temi, ho maturato più distanza. O forse, più stanchezza. Non so se è un parziale riflusso nel privato, ma col passare del tempo mi ha sempre meno interessato la Storia e sempre di più, invece, le storie. Di uomini e donne alle prese con la vita. Le tue belle e grandi domande mi riportano a temi importanti, ancor più alla vigilia di una scadenza come quella di domani. Grazie, personalmente...
RispondiEliminaSilvia, in pratica Serra non ti ha risposto. Non si può certo considerare una risposta una ovvietà come quella di dire che la politica vuol dire fare delle scelte anche scontentando qualcuno.
RispondiEliminaUna cosa giusta la ha detta: che la priorità della sinistra dovrebbe essere la tutela dei deboli.
Però non si può addossare solo a Renzi la colpa di scelte "contro l'interesse dei deboli". L'abbandono di politiche di sinistra da parte del PD/PDS viene da ben più lontano, dalle grandi privatizzazioni degli anni '90 mascherate con la retorica del debito pubblico, dalle riforme monetariste del settore bancario e finanziario in nome del "ce lo chiede l'Europa", dalla continua erosione delle tutele del lavoro, dall'aver permesso che i diritti diventassero servizi e noi da cittadini diventassimo semplici consumatori e clienti, dal non aver contrastato, anzi favorito la triste lotta tra poveri dell’operaio autoctono che cerca di impedire il dumping salariale e sociale dell’esercito industriale di riserva degli immigrati...
Chi non capisce queste cose non può rispondere alle tue domande... come non può ovviamente rispondere chi le capisce ma fa parte del sistema che ha messo in pratica quelle politiche o, come Serra, le ha avallate sui media.
SEGUE DAL PRECEDENTE
RispondiEliminaD'altra parte anche chi come te si pone queste domande (e per come se le pone) dimostra di non averle capite.
Mi spiego: porre l'alternativa tra welfare/pensioni, e conti pubblici in ordine significa non capire il concetto di moneta fiat e di creazione monetaria...credere alla barzelletta de "lo Stato che non ha i soldi".
Anche focalizzarsi tra diritti dei rom (o degli immigrati) contro quelli degli autoctoni, vuol dire tenere lo sguardo in basso, alla
guerra tra poveri, e non alzarlo per vedere quale è il vero nemico contro cui indirizzare la lotta: il modello di sviluppo neoliberista e globalizzato che porta a un mondo assolutamente indesiderabile e degradato, anche a prescindere dalle sue crisi recessive.
In realtà queste cose per capirle occorre dedicare molto tempo ed energie a cercare di esaminare la realtà schivando le mille trappole
che politica e informazione mainstream mettono continuamente davanti. Ma non basta, bisogna anche essere capaci di mettere in discussione le proprie convinzioni. Capire che il lupo può travestirsi da agnello.
Il passo successivo sarà (senza cadere in depressione) accettare il fatto di essere stati ingannati per un quarto di secolo dal partito in cui credevi ed a cui hai dato fiducia, e risolvere il dilemma se le persone che lo guidavano lo abbiano fatto solo per ignoranza o per interesse personale.
Questo sarebbe da chiedere a Serra:
Si è mai chiesto quali siano i motivi per i quali i gruppi dirigenti della sinistra europea rifiutino di confrontarsi con la verità storica che emerge dal fallimento della moneta unica e dell' unione europea. L'analisi economica, macroeconomica, è ignorata dai più e quello che era patrimonio comune fino alla fine degli anni '70 oggi è completamente dissolto, ignorato. Penso alla lapidaria sentenza con cui Luciano Barca, dirigente del PCI, nel 1978 definì l' unione monetaria di allora (SME): "politica di deflazione e recessione antioperaia". E allora, se questa consapevolezza era così forte, come è stato possibile che negli ultimi 30 anni, tutti i leader della sinistra varia, da Prodi a D'Alema, da Veltroni a Bertinotti, da Vendola a Renzi, hanno rifiutato di riconoscere l' errore della cessione di sovranità nazionale, sovranità monetaria e politica ad entità non elettive (come BCE e UE), diretta espressione del potere finanziario e controllate dai paesi egemoni dell'unione.
Io per un po' ho creduto/sperato che questa rimozione della memoria, questa "amnesia" fosse dovuta all'incapacità dei singoli gruppi dirigenti di ammettere l' errore per non scomparire dal gioco politico (cosa peraltro inutile perchè ormai la gente lo ha capito e li sta facendo scomparire nelle urne). Ma poi la loro ostinazione, assieme ad una più attenta analisi dei fatti degli ultimi 30 anni, mi ha fatto propendere per l' altra ipotesi, quella del tradimento deliberato della propria missione, che mi appare ancora più vergognosa e infamante.
... ma non credo proprio che la pubblicherebbe.