L'adunata romana in difesa della famiglia naturale provoca in me un sentimento di tristezza e di oppressione. Non c'è nulla di naturale in una famiglia. L'amore non è una legge della biologia.
(Massimo Recalcati).
Non avrei potuto dirlo meglio.
Aggiungo due cose.
Innanzitutto e prima di tutto appare uno sforzo davvero necessario ancorchè per alcune persone appaia improbo e impossibile, distinguere tra le proprie fedi e convinzioni personali e le regolamentazioni e tutele che uno stato deve garantire a tutte le fedi e convinzioni personali. Profonda compassione mi davano tutti quegli intervistati al Family Day che sostenevano con tanta foga (in maggior parte onesta) le loro convinzioni perchè non riuscivano a distinguerle dall'oggetto della giornata che era quello di combattere una legge dello stato che aggiunge diritti a tutte le fedi e convinzioni (aggiunta maligna: ma se tra i dodici, magnifici, sbandierati figli ne venisse fuori anche solo uno gay, come si comporterebbero e cosa penserebbero se il loro nipote non fosse loro nipote per la legge?)
Collegato a questo, mi danno tristezza tutti i sussulti di una cultura arcaica che non vede il presente se non attraverso i propri filtri, che gioca il proprio potere e la sua sopravvivenza stessa sul corpo e sul sesso - delle donne e dei gay e degli uomini tutti ("il sesso non è piacere, ma procreazione").
Erano in tanti o in pochi? Non so. Sicuramente - poveretti - in troppi.
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