Mi alzo stamattina e scendo un po' rincoglionita nel mio pigiamino azzurro. Sono quasi le 8, Roberto è a lavorare in giardino da almeno un'ora, Gigi (oggi riparte, è stato "in visita" una settimana) ancora dormirà almeno un'ora, il sole splende e c'è un banana bread per incominciare bene la giornata.
Mentre traffico in cucina accendo la 7 Omnibus (Telemeloni mi ha privato di usufruire di Rai News 24, che era la mia fonte mattutina, specialmente a quest'ora c'è un programma guidato da una insopportabile e faziosa sovranista) condotto da Gaia Tortora che dà conto della giornata elettorale appena trascorsa, dove il peggio non ha ancora raschiato il fondo del barile. Si inizia con il comizio della Meloni, come sempre un capolavoro della commedia dell'assurdo (a voler essere inutilmente gentili) che riesce a coniugare attacchi di ogni tipo ad un vittimismo di balle e insulti e parolacce ("non mi si dica di stare ferma/zitta", ma chi te lo dice?, "ho rinunciato a tutto" leggi ad un bel macho ignorante e sottaniere, "votate per me" e non guardate che le mie idee e i miei alleati porteranno solo svantaggi all'Italia). Va beh, ho pensato, più truce del solito, ma ordinaria amministrazione.
Ancora più interessante il comizio Salvini-Vannacci con i leghisti di punta che si defilano (ma Zaia, Fedriga e Fontana, come mai siete lì e poi vi defilate? siate un po' più presenti a voi stessi, per favore), il flop di partecipazione (si stima circa 500 partecipanti ai piedi del palco, mentre la Lega aveva prenotato la piazza per 60.000, contate solo una decina di bandiere della Lega sventolate) e poi Vannacci che mette in ombra anche Salvini perché capace di spararle (addirittura) più grosse, fregandosene della verosimiglianza e della coerenza (ha imparato dal suo capo). E allora riferimenti ripetuti alla decima Mas, all'identità cristiana (ma specificando che non possiamo aprire le nostre case e condividere i nostri pasti) alla retorica e all'eroismo militaresco ("io mi sono trovato a combattere per l'Italia in ogni campo di combattimento di questa terra, Somalia, Ruanda, Yemen, Libia, Afghanistan, Costa D'Avorio...") audacemente coniugato con il pacifismo di oggi "mai un soldato italiano andrà a morire in Ucraina" e "l'Italia ripudia la guerra". Contraddizioni e incoerenze a valanga, nessun discorso logico e intelligente. Beh, anche questo già visto.
Ma a un certo punto del comizio parte la musica ed è Generale di Francesco de Gregori, la canzone più antiretorica e antimilitarista che ricordi. A quel punto mi va di traverso il caffè che stavo bevendo in quel momento, mi va su per il naso, lo spargo ovunque, un disastro.
Ripensandoci, però, non riesco a decidere se la causa sia stata un accesso di risa o un empito di rabbia. Non so, forse entrambi.