Domenica sera, seduti con Roberto alla bella pizzeria trovata per caso già da alcuni anni in quel di Fidenza in prossimità di un delizioso piccolo cinema gestito da volontari che ci piace molto frequentare, stavamo aspettando la nostra pizza. Eravamo usciti dalla visione de Il ragazzo e l’airone, l’ultimo (most recent and last) film del Maestro Miyazaki e lo stavamo commentando in rapporto al film, anzi al CAPOLAVORO visto la sera precedente del Maestro Wenders, Perfect days, un film sulla gioia di esistenze semplici e in pace. Mi è venuto spontaneo, quasi una continuazione del discorso in corso, commentare di quanto eravamo fortunati.
Reduci freschi (siamo tornati una settimana fa) da un viaggio che ci ha permesso di essere molto vicini al cielo e molto prossimi all’energia dell’oceano (e con Maria abbiamo spesso commentato a mezza voce sulla fortuna che avevamo di essere lí), anziani, ma discretamente in salute, senza problemi economici, ci vogliamo bene e pur con i rigurgiti di acidità collegati all’età andiamo abbastanza d’accordo, abbiamo figli belli e bravi per i quali siamo diventati fortunatamente inessenziali ( è lo scopo ultimo dell’essere genitori, in fondo) e godiamo di libri e film che, in più di una lingua, abbiamo la fortuna di saper scegliere e amare, abbiamo una bella casa, un bel giardino, alcuni amici cui volere bene… potrei continuare.
Siamo molto fortunati. Un piccolo pungiglione il pensiero di una bellissima bimba bionda che sta crescendo lontano, ma la vedremo tra una decina di giorni. Fortunati, un buon periodo della nostra vita. Purtroppo tutto cambia, e anche in fretta, ma è importante accorgersi dei momenti felici.
(PS forse è necessario un commento di contesto. Vorrei sottolineare che in genere non brillo per ottimismo ed entusiasmo. Ogni tanto, anche spesso, mi viene in mente il refrain di Guccini “..poi tutto è andato e diciamo siam vecchi..” e ho una piccola contrazione allo stomaco. Ogni tanto mi viene in mente l’espressione dialettale “al pù l’è fat” (il più è fatto) e mastico amaro. E mi infastidisce molto qualsiasi retorica connessa alla “bellezza” della vecchiaia. Anche soprattutto per questo mio antipatico atteggiamento registro volentieri uno spontaneo momento di ottimismo. Per finire, so benissimo che la parola “felici” è inusabile, in un mondo dove tanti esseri umani vivono tra le fiamme e il dolore. Non è veramente possibile essere felici, ma forse godere di qualche momento di felicità è… non so, è reale…).
Se si ammette che la vita umana possa essere guidata dalla ragione, si distrugge la possibilità stessa della vita. Chi aveva ragione, chi aveva torto? Nessuno. Ma giacché sei vivo, ebbene: vivi! Domani morirai, come potevo morire io, un’ora fa. Vale la pena di tormentarsi, quando non si vive che un istante, in confronto all’eternità?
Lev Tolstoj, da Guerra e pace