Sto pensando da un po’ come parlare di Olivia. C’è molto da dire, e semplicemente c’è poco da dire. Credo che la cosa più vera di tutte sia il riconoscimento fantastico che Olivia c’è, con la sua presenza ingombrante e tenerissima, a riempire le giornate della sua mamma, il tempo libero del suo papà e a riempire il sottofondo delle nostre vite di una nota di gioia e di speranza. Questo è quello che c’è, che accade, nella nostra famiglia.
Osservo la sua mamma prendersene cura con attonita tenerezza “perché mi piace moltissimo vederla crescere e cambiare ogni giorno” e sento grande sintonia, grande sorellanza in questo suo modo di vivere la maternità mettendone a fuoco gli aspetti gioiosi, la grande fortuna di essere madri di un piccolo miracolo - l’ho sempre detto e sostenuto con tutti: è il più grande impegno della vita, ma è anche una grande avventura da cui si riceve molto più di quello che si dà.
Forse conviene quindi non parlare tanto di Olivia, ma godersela in tutti i modi e momenti possibili, tenerla stretta, baciarla ed osservarla, cantare con lei le canzoni che abbiamo nel cuore mentre cresce e darle ciò che sappiamo e possiamo, ognuno nel suo ruolo, nella sua nicchia, nella sua storia.
Olivia c’è - rughe da vecchietta e occhioni spalancati, la testa che cade da tutte le parti e più smorfie che abilità, più latte che consapevolezza - e siamo e saremo davvero tutti molto fortunati ad averla con noi.