venerdì 28 febbraio 2025

PUTINIZZAZIONE

 Con la lite di oggi tra Zelensky e Trump, in diretta televisiva, dallo Studio Ovale, una perfetta trappola organizzata da due bulli di mezza tacca, si è visto chiaramente un fatto che abbiamo peraltro visto dispiegarsi in queste ultime settimane: gli Stati Uniti hanno cambiato la parte da tenere nel conflitto tra Russia e Ucraina. Gli Stati Uniti non sono più al fianco dell’Ucraina, in una “putinizzazione” degli Stati Uniti spacciata per ricerca di pace per i citrulli che ci credono e per gli sporchi che ci marciano. Questa “putinizzazione”  riguarda però non solo la politica estera, cioè la svolta filorussa, ma anche l’utilizzo di molte tattiche putiniane in politica interna. Si era già visto nel voto all’ONU nel terzo anniversario della guerra ucraina (anzi dell’aggressione russa, non provocata, all’Ucraina) con gli Stati Uniti che hanno votato con la Russia, la Bielorussia e la Corea del Nord.

Abbiamo per la prima volta visto le reali conseguenze dell’ammirazione e fascinazione di Trump per gli autocrati mondiali, gli “uomini forti” - non è solo una preferenza retorica, ma è diventata guida per la politica estera statunitense.

Stasera ho ripensato a un piccolo episodio successo a casa di Anna a Zurigo un paio di settimane fa. Eravamo nella grande sala con vista lago e Anna ha spedito Roberto (con Olivia al seguito per mostrargli dove erano) a prendere dei puzzle nella stanza accanto. Loro sono andati e subito dopo abbiamo sentito un gran rumore e poi silenzio. Siamo subito accorse e abbiamo trovato Roberto a terra che si teneva una gamba che aveva pesantemente sbattuto con urlo silenzioso e Olivia accanto a lui, incolume e con gli occhi spalancati, immobile e in silenzio. Roberto era incautamente salito su una sedia con Olivia in braccio per raggiungere i puzzle nell’armadio e nello scendere gli era scivolato il piede facendoli cadere (ovviamente il nonno ha orgogliosamente protetto la nipotina nella caduta). Nessuna conseguenza seria se non un male alla gamba che Roberto si è portato dietro per un po’. Solo quando siamo arrivate e abbiamo cominciato a chiedere Olivia è scoppiata in un violento e breve pianto, fra le lacrime affermando con quella sua meravigliosa vocina “Mi sono spaventata”.

Stasera mi è capitato di pensare che mi sento un po’ come Olivia - spaventata e piccola, ma senza la sua innocenza.

lunedì 24 febbraio 2025

I TEMPI ERANO DIVERSI?

Recentemente, una carissima amica mi manda su Whatsapp

"Siamo al cinema a vedere il film su Bob Dylan e ho appena pensato che tempi diversi erano... pensiero banale accompagnato da un senso di fallimento"

non ho commentato ma il pensiero mi ha un po' infastidito. Ho pensato che sì, i tempi sembravano più semplici, ma in realtà credo fossero solo più semplificati, più illusori. 

Abbiamo votato (e alcuni anche lavorato) per un partito che aveva nel suo Pantheon il regime sovietico (la presa di distanza completa avverrà solo nel 1991, alla Bolognina) con i suoi carri armati, i gulag, la censura e la repressione del libero pensiero. Abbiamo fatto parte di pensieri che sostenevano il materialismo storico (l'economia muove il mondo) che mi sembra così apparentato con il modo di comportarsi (non ho voluto usare "pensiero" perchè mi sembra una parola molto sovradimensionata per Trump e sodali) odierno  delle varie, sguaiate destre mondiali. Abbiamo vissuto in un benessere che sembrava così "naturale" ma era costruito sulla devastazione dell'ambiente e lo sfruttamento dei paesi poveri. Ci sembravano tempi eticamente migliori, ma non lo erano.

Qualche giorno dopo sono andata a visitare, a Torino, una bella mostra fotografica di Mitch Epstein, un fotografo americano che ha documentato le devastazioni interne provocate dallo “sviluppo” all’ambiente degli Stati Uniti. Particolarmente interessanti le immagini raccolte da Epstein da un archivio fotografico di inizio Novecento che documentano l’intensa deforestazione, con cataste enormi di grandi tronchi sullo sfondo di boschi distrutti. Le testimonianze del tempo riportano che la risorsa boschi e foreste “old growth” era reputata infinita - ma infinita non era.

Mi ha colpito in particolare una serie di foto di Epstein che documenta una storia davvero pazzesca, davvero simbolo della brutalità del capitalismo e dello sviluppo che oggi torna grottescamente in auge. Nel 2003, il New York Times aveva commissionato a Epstein un servizio sulla cittadina di Cheshire, Ohio, dove era sorta una enorme centrale elettrica a carbone della American Electric Power Company. La centrale aveva comportato enormi problemi di inquinamento del territorio, delle falde acquifere, di tutto l'ambiente circostante. Di fronte ai gravosi costi di bonifica che parevano attenderla, l'America Electric Company reagì in modo perfettamente capitalistico: invece di bonificare, acquistò l'intera area per un forfait di 20 milioni di dollari, demolendo le case e trasferendo, volenti o nolenti, tutti i residenti, tranne alcuni vecchi che decisero di resistere, continuamente minacciati e molestati. Nell'esposizione c'è la foto di una di queste vecchie, 87 anni, che si era rifiutata di andarsene e che la foto mostra in poltrona nel suo soggiorno, con una pistola appoggiata al bracciolo della poltrona nel caso avesse dovuto difendersi. Uno scenario terribile e totalmente sconosciuto.




Ho poi visto The Brutalist, bellissimo film che dice la verità sul sogno americano e sul suo marketing contraffatto. 

E ho ascoltato le grida belluine dei nuovi padroni d'America guidati dal suprematismo bianco. E ho riascoltato dopo diversi anni (discorso di insediamento di Trump) il ritorno del "manifesto destino" dell'America (come loro si definiscono) di esportare i propri valori e il proprio modello di vita e pensiero, in base alla "virtù" del popolo americano e delle sue istituzioni, alla "missione" di diffondere queste istituzioni che contestualmente redimevano e rimodellavano il mondo a immagine degli USA e al "destino" voluto da Dio di compiere quest'opera affidato agli Stati Uniti. L'espansione non era solo buona, anche ovvia ("manifesta") e inevitabile ("destino"). Chi ha fatto maggiormente le spese di questa dottrina sono stati gli Indiani d'America, ma anche i messicani e i Canadesi ne hanno visto i fuochi e perfino in tempi più recenti altri paesi sparsi nel mondo.

E ho pensato a come anche l'altra parte dello scenario di quando eravamo giovani fosse falsa, ridipinta, l'Occidente libero e felice nascondeva il marcio al suo interno, la prevaricazione, la legge del più forte, il razzismo il suprematismo. 

E insomma quando tutti gli organi di informazione e la nostra stessa percezione diffondono lo "stupore" e lo "stordimento" del mondo di fronte al cambio di rotta degli Stati Uniti finiti in mano ad un tecnocrate straricco e ad un pazzo imbecille e ai loro seguaci manipolati, vorrei ricordare che era già tutto lì, magari in secondo piano ma era già tutto presente nel tessuto sociale americano.  E ho ripensato al mio fastidio per il Whatsapp di Albertina e ho finalmente chiuso il cerchio sulla sensazione che avevo provato.

Salvo, con Serra, considerare che 

"Detto questo, perché continua a risultarmi scandaloso e insopportabile che negli anni Venti del Ventunesimo secolo possa esistere un suprematismo bianco, visto che esiste, nei fatti, da quando i regnanti europei decisero che il mondo era a loro disposizione? Beh, pensandoci bene non è difficile capirlo: perché la prepotenza, l’avidità, la spietatezza dei conquistatori delle Americhe erano l’espressione di un percorso nascente. Era l’alba di una civiltà, certo fondata su basi inique e predatorie (come tutte le civiltà?), ma carica di energia e di futuro. “Il Paese era molto giovane… Il verde brillante della prateria dimostrava in maniera lampante l’esistenza di Dio, del Dio che progetta la frontiera e costruisce la ferrovia” (Francesco De Gregori, Bufalo Bill). Radere al suolo foreste per costruire città, sterminare bisonti, espropriare e segregare gli indigeni, battezzare “nostro” ciò che nostro non era, costruire un potere e un ordine a misura dei nuovi arrivati: non era meno feroce e meno arbitrario di quanto vanno blaterando oggi Trump, Musk e Steve Bannon. Ma erano la ferocia e l’arbitrarietà di un inizio. Era il capitalismo che esplodeva, estendeva i suoi confini ben oltre quelli angusti delle Nazioni. Era anche creazione di ricchezza, di cultura, di architettura, poi di grande cinema musica teatro letteratura, era l’America.

E questi qui, invece? Questa è la ferocia e l’arbitrarietà di una fine. Quando parla Steve Bannon io sento puzzo di morte. Vecchi maschi terrorizzati che progettano l’ibernazione o la trasmigrazione su Marte (pochi e ricchi: gli altri crepino) per salvarsi dall’apocalisse, non credono in Dio ma lo usano come spauracchio e come bavaglio, odiano tutto quanto confligge con la loro immagine. Odiano i non bianchi, i non eterosessuali, i non ricchi, i non americani, i non cristiani, tutto ciò che osa alludere a un esito diverso e inatteso non solo del futuro, anche del presente. Tutto ciò che incarna il nuovo, l’inaspettato, tutto ciò che non è assoggettabile alla compravendita e alla tecnologia (funzionale alla compravendita: niente che non sia funzionale alla compravendita rientra nei loro cervelli contabili).
Vecchi maschi bianchi assediati, e capaci di tutto pur di non accettare di essere messi da parte. Come andrà a finire, nessuno lo sa. Ma non c’è dubbio che questo è il racconto di una fine, non di un inizio. (Michele Serra, OK Boomer di oggi)

venerdì 21 febbraio 2025

ALTRE/STORIE


(Newsletter di Mario Calabresi, oggi)
Cinque anni fa cominciava questo viaggio chiamato #AltreStorie. In quel momento non avevo un lavoro, esattamente da un anno era finita la mia direzione di Repubblica, e in quel tempo vuoto avevo scritto un libro – “La mattina dopo” – che mi aveva aiutato a riflettere sulle cose che finiscono e su come si possa ricominciare. Sentivo un’urgenza, quella di raccontare storie di persone, quella di prendermi il tempo necessario di farlo, con tutta la pazienza che richiede l’ascolto.

Avevo scelto la forma della newsletter perché è qualcosa che ti aspetta, non si perde, la puoi leggere quando vuoi, perché non ha limiti di lunghezza e perché prometteva di diventare un appuntamento settimanale.
Questa newsletter mi ha cambiato la vita, mi ha insegnato a guardare ai fatti del mondo, alla cronaca e alle notizie con uno sguardo diverso, che guarda alla sostanza degli esseri umani e non cerca un titolo che faccia rumore.
Mi ha permesso di incontrare persone meravigliose, di conoscere straordinarie vite comuni, di capire che non esistono esistenze che non siano interessanti se si ha la voglia di aspettare e di ascoltare. 

Mi emoziona ricordare molte di queste persone: quelle che mi avevano consegnato le loro memorie e ora non ci sono più, quelle che erano sul confine tra l’Ucraina e la Romania e scappavano dalle loro case, quelle che non erano mai riuscite a far sentire la loro voce, quelle che cercavano giustizia e quelle che meritavano di essere narrate perché silenziosamente avevano fatto cose speciali.
Ho raccolto più di trecento storie e pubblicato 258 newsletter, mi sono alzato prestissimo per scriverle, ho viaggiato, telefonato, intervistato e investito un sacco dei miei risparmi per fare qualcosa che fosse gratuito, che fosse per tutti e che fosse della qualità migliore.

Ho davanti agli occhi la prima di queste newsletter, con tre storie e con l’immagine disegnata da Olimpia Zagnoli. Per introdurla avevo scelto una frase del premio Nobel per la letteratura Olga Tokarczuk che mi sembrava perfetta per il mio progetto: “Quando scrivo, devo sentire tutto dentro di me. Devo passare attraverso tutti gli esseri e gli oggetti. Ecco a cosa mi serve la tenerezza: la tenerezza è l’arte della personificazione e della compassione”.
In questi cinque anni sono successe molte cose, ho scritto altri cinque libri, ho cominciato a fare podcast, ho fondato Chora Media, ho realizzato un documentario, raccontato fotografie e storie, ma non ho mai smesso di scrivere questa newsletter che viene letta ogni settimana da più di 60mila persone.

La fatica di farlo ogni settimana non è indifferente, così avevo pensato che al quinto compleanno avrei smesso, avrei terminato questo meraviglioso viaggio.
Quel momento di decretare la fine sarebbe oggi, ma a fare questo passo non ci sono riuscito. Troppe persone mi fermano alla fine delle presentazioni dei libri o per la strada per dirmi che ogni venerdì mattina aspettano la newsletter, che le mie storie tengono compagnia, che sono diventate un appuntamento fisso, che sono un’oasi di speranza e di fiducia nelle persone e nel mondo. E questa condivisione e questo affetto mi ripagano per tutta la fatica e l’impegno.
Così Altre/Storie continuerà, ma con un ritmo meno serrato, che mi permetta di respirare, di ragionare per trovare le storie migliori e avere più tempo per scriverle. Continuerà, a partire da marzo, con due uscite al mese, una ogni quindici giorni, sempre al venerdì. 

Nel frattempo, appuntamento alla settimana prossima! 
Grazie 
Mario 

Ho già detto più di una volta che lo adoro, vero? Ho postato nel suo FB questo commento 
" Gentilissimo Mario, lei è una delle pochissime voci che si possono ascoltare con fiducia e con il piacere di ascoltare, solidarizzare e provare tenerezza, proprio come lei dice benissimo. Grazie per rimanere con noi”

mercoledì 19 febbraio 2025

INVECCHIARE

 Meryl Streep said

"Aging is not for the weak. One day you wake up and realize that your youth is gone, but along with it, so go insecurity, haste, and the need to please... You learn to walk more slowly, but with greater certainty. You say goodbye without fear, and you cherish those who stay. Aging means letting go, it means accepting, it means discovering that beauty was never in our skin... but in the story we carry inside us."   

Fosse così facile... ma le cose umane sono molto complesse, in realtà, così invecchiare è anche questo


e molto altro ancora - vedremo (ma, a differenza di quanto afferma Cesare Cremonini “non ameremo il finale”)

LA REALTÀ IN POLVERE

 

E in questo quadro desolante e drammatico si inseriscono politici (politici? Banditi!) senza scrupoli che creano dalla polvere nuove “verità” , quella di oggi, per esempio, è che Zelensky ha cominciato la guerra - si è auto-aggredito. E anche che Putin ha deciso che il consenso di Zelensky è al 4% in Ucraina. La polvere diventa polverone rincitrullendo le persone.

lunedì 17 febbraio 2025

IMMORTALITA' ALL'INDIETRO

 Siamo reduci da un weekend colmato da 6 ore di cinema. Sabato siamo andati a vedere The Brutalist, durata 3 ore e 35 minuti (con in più, a metà film, un necessario intervallo di quindici minuti per evitare il collasso psico-fisico degli spettatori) e domenica siamo andati a vedere Itaca - il ritorno durata due ore. Il primo film è un CAPOLAVORO, come raramente capita di vederne. Narra una storia personale (inventata) che si intreccia con molti temi contemporanei (la nascita di Israele, il sionismo, la guerra, il genocidio), ma soprattutto, credo, con la brutalità sottesa e sottovalutata di un "sogno americano" che ha conosciuto un marketing molto ben congegnato ma da sempre falso e, appunto, brutale. Nel film, il dolore mai completamente rielaborato di un sopravvissuto dei campi di sterminio, intrecciato al tormento di una mente geniale che nessuno riesce a comprendere se non con il linguaggio dell'amore (la moglie) si intrecciano con le promesse mancate e la realtà brutale ammantata di retorica degli Stati Uniti post bellici. Un film bellissimo, perfetto nelle immagini e nei dialoghi e profondamente toccante nei contenuti.              "Il disprezzo verso i morti di fame prende il posto dell'accoglienza. La sopraffazione del denaro, fino alla violenza del padrone-mecenate con diritto di stupro, oscura la civiltà dell'homo economicus e del merito." (Francesco Merlo, oggi su Repubblica). Sembra davvero attuale.

Itaca è il film sul ritorno di Ulisse, nudo e naufrago, a Itaca. Odisseo però non è un eroe, ma un uomo sconfitto, profondamente trasformato dalla guerra e dalla morte, coperto di sangue e irrimediabilmente piegato dal dubbio e dal rimorso, costretto suo malgrado a combattere ancora. Non salverà Telemaco dal dovere versare ancora sangue, non accamperà scuse, ma verrà lavato e rabberciato con amore per poter tentare di vivere ancora, nonostante la guerra e il tempo inesorabilmente perduto. La guerra, sempre la guerra, la legge del più forte, del nemico da combattere, nonostante quel mare magnifico continui a far fluire le sue onde, indifferente al male che tortura gli uomini. Un bel film, interpreti bravissimi, umano troppo umano.

Domenica sera, al ristorante libanese, davanti al nostro hummus (e hummus con carne) Roberto ed io ci siamo chiesti se non avevamo esagerato in questo week end, sei ore di cinema forse sono davvero troppe, abbiamo anche una vita da vivere nella realtà, non solo al cinema. Ma mi è venuta in mente la famosa citazione di Eco sui libri "Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c'era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l'infinito... perché la lettura è un'immortalità all'indietro". Con il dovuto rispetto e con gli adattamenti del caso, questo si può forse dire anche per il cinema, che consente di vivere come se fossero nostre storie molto diverse, molto intense, molto "immortali". E poi, che coincidenza, siamo molto vicini ai 70 anni...

La statua della Libertà a testa in giù

(La statua della Libertà a testa in giù)

sabato 1 febbraio 2025

I LIBRI

 È sciocco pensare che si debbano leggere tutti i libri che si comprano, come è sciocco criticare chi compra più libri di quanti ne potrà mai leggere. Sarebbe come dire che bisogna usare tutte le posate o i bicchieri o i cacciavite o le punte del trapano che si sono comprate, prima di comprarne di nuove. Nella vita ci sono cose di cui occorre avere sempre una scorta abbondante, anche se ne useremo solo una minima parte. Se, per esempio, consideriamo i libri come medicine, si capisce che in casa è bene averne molti invece che pochi: quando ci si vuole sentire meglio, allora si va verso "l’armadietto delle medicine" e si sceglie un libro. Non uno a caso, ma il libro giusto per quel momento. Ecco perché occorre averne sempre una nutrita scelta! Chi compra un solo libro, legge solo quello e poi se ne sbarazza, semplicemente applica ai libri la mentalità consumista, ovvero li considera un prodotto di consumo, una merce. Chi ama i libri, sa che il libro è tutto fuorché una merce. 

Umberto Eco